Poiché le vere questioni che attanagliano il paese sono, ad esempio, una disoccupazione giovanile al 44,2%, ci sembra giusto conformarci una volta tanto al mainstream e parlare di tutt’altro. Ad esempio della parola “padroni“, che ha sconvolto la Direzione del Partito Democratico, schierata ventre a terra con Renzi.
D’Alema nel suo duro intervento contro il premier-segretario ha usato la parola “padroni” in loco di “imprenditori”. Apriti cielo. Tutti a puntualizzare che anzitutto si chiamano “imprenditori” e che anche loro sono “lavoratori” come tutti. In realtà la parola padroni in quel discorso ci stava benissimo. Perché a ben vedere i padroni sono ancora vivi e vegeti. E lo saranno finché continueranno ad esserci quelli che vengono sfruttati e ricattati sul posto di lavoro.
Adriano Olivetti era un imprenditore: reinvestiva gli utili in azienda, creava lavoro, aveva costruito una fabbrica all’avanguardia, laboratorio sociale straordinario, dove i diritti non venivano continuamente calpestati. Dove lo stipendio più alto non poteva essere 10 volte superiore a quello più basso. Insomma: l’imprenditore è quello che fa impresa perché vuole contribuire al miglioramento della sua comunità.
Il padrone invece se ne frega della comunità: è interessato solo al profitto. E’ il capitalista nella sua forma pura: il lavoratore va sfruttato, spremuto come un limone, i suoi diritti sistematicamente calpestati, con l’aiuto ovviamente degli amici politici che finanzia e che si ingrazia. L’impresa è solo una macchina per far soldi: gli utili non vengono reinvestiti, vengono usati per speculare in borsa. Non crea ricchezza, se non per se stesso. E non si fa scrupoli a dare i subappalti alle imprese mafiose, se queste, portando i voti al politico, gli permettono di vincere l’appalto milionario. E poi, magari, alle mafie chiede anche di far sparire sotto terra certi rifiuti industriali.
Poiché di Olivetti non mi pare ce ne siano molti in giro, se ne deduce che i padroni sono la maggioranza. Quindi scandalizzatevi di meno e ponete le condizioni affinché emergano gli Olivetti e spariscano i padroni. I magheggi lessicali non cambiano la realtà delle cose: certo, se vi fa piacere chiamare “lavoratori” persone del genere, fate pure. Sappiate però che è un insulto a chi lavora per davvero. E qui ci metto, sia chiaro, anche quegli imprenditori che hanno veramente a cuore il destino della propria azienda.
Chi può dire oggi, in tempi di Precariato globale (cfr Guy Standing), che i padroni non esistono? Solo i padroni stessi. O i loro galoppini. Fossi in Lor Signori della Direzione PD mi farei un paio di domande sulla propria categoria d’appartenenza.