Ma un manifesto politico che abbia come unico slogan
l’idea di andare “oltre le ideologie” non è niente.
È il vuoto. O forse è solo un altro ideologismo.
(Massimo Giannini, 7 dicembre 2010, Repubblica)
“Doveva rimanere riservato, poi la notizia è filtrata. Comunque sono pronto a rifarlo, vado oltre le ideologie.” Così si è giustificato da principio Matteo Renzi, di fronte alla rabbia montante dei democrats, suoi supporters e non scatenata dalla notizia di un incontro riservato ad Arcore l’altro giorno con Silvio Berlusconi.
La motivazione ufficiale dell’incontro è fragile, quanto ipocrita, e risulta dunque poco credibile anche agli occhi dei più sfegatati fan del leader dei rottamatori, quello che, per intenderci, ce l’ha a morte con D’Alema per il patto della crostata e la Bicamerale, e invoca ogni volta una distruzione del passato in virtù del “nuovo che avanza”.
Nella sua nota su facebook, infatti, il sindaco di Firenze ha dichiarato:
“Ho incontrato Silvio Berlusconi, che mi ha gentilmente fissato l’appuntamento che gli avevo chiesto qualche settimana fa. Ho chiesto al presidente del Consiglio di mantenere gli impegni per Firenze che il Pdl si era preso in campagna elettorale, a partire dalla legge speciale. Dieci giorni fa ho corso persino una Maratona per dimostrarlo (e ancora mi fanno male le gambe, ma avevo dato la mia parola). Se il Governo vuole mantenere gli impegni, l’occasione più logica è il decreto mille proroghe che va in votazione a stretto giro: non sarà una legge speciale, ma potrebbe esserci un gesto di attenzione per Firenze.”
Nulla da obiettare, se non fosse che lo stesso sindaco, beccato con le mani “sulla crostata”, inizialmente ha dichiarato che l’incontro doveva rimanere segreto: e perché mai, vista la nobiltà degli intenti? Soprattutto: perché proprio Arcore e non una sede istituzionale? Di queste cose, da che mondo e mondo, se ne parla in pubblico: a che pro tenere lontani giornalisti ed elettori?
Soprattutto: alla vigilia di un voto che probabilmente sancirà la fine di questo governo, la visita del sindaco di Firenze è quanto meno inutile. E dunque persino sospetta. Cosa può garantire infatti a Firenze un presidente del Consiglio che tra meno di una settimana sarà già salito al Quirinale a rassegnare le sue dimissioni? Nulla, con tutta evidenza.
E allora si riaffacciano vecchi fantasmi, che oramai rottamazioni e facili populismi degli ultimi mesi avevano spazzato via, ma che ora riemergono con tutta la propria ambiguità, come ad esempio il sospetto di una vittoria di Renzi alle primarie grazie ai voti del Pdl e di CL (avvalorato dalle parole di Verdini).
Oppure quelle intercettazioni relative all’inchiesta sulla P3 in relazione a quel volo promesso da Riccardo Fusi, ex presidente dell’azienda edilizia Btp e grande amico di Verdini, per permettere a Renzi (in quel momento presidente della Provincia) di non far tardi alle Invasioni Barbariche. Promessa fatta ad Andrea Bacci, che presiedeva il Cda di Florence Multimedia (società creata da Renzi per la comunicazione della Provincia di Firenze). Circostanza sempre smentita dall’utilizzatore finale dell’elicottero, ma allora ci sarebbe da chiedersi il perché di tanta solerzia da parte di Bacci nell’attivarsi presso Fusi.
Del resto, sin dal giorno dopo le primarie che lo incoronarono candidato sindaco, il rutelliano e ciellino Matteo Renzi si distinse da subito per un’ondata di veleni contro Veltroni e, dopo le sue dimissioni, contro Franceschini (il vice-disastro), dichiarò apertamente che “Prodi ha fatto schifo”, sbatté fuori dalla coalizione la Sinistra, fino ad arrivare ai proclami contro Bersani e ad invocare rottamazioni di classi dirigenti e cancellazione di storie, passioni, ideali e figure esemplari (noto il suo rigetto per persone come Berlinguer e Pertini).
Che poi il metodo Renzi fu già efficacemente sintetizzato da Gramsci, quando parlava di nuove generazioni “costruttrici di soffitte” che si lamentavano del fatto che quelle precedenti non avessero costruito dei palazzi: “fare il deserto per emergere meglio.”
Ma come ha efficacemente detto anche Massimo Giannini su Repubblica, confondere il nuovismo con il nuovo significa scavarsi la fossa da soli. Perché per guardare al futuro bisogna conoscere, comprendere, apprezzare il passato.
Perché un partito, senza memoria, non esiste: un partito può avere dentro di sé molte memorie, può avere molte radici, ma non può esistere partito che non abbia nemmeno una memoria e nessuna radice.
Andare “oltre”, sempre e comunque, non serve a niente e a nessuno. Perché come disse una volta D’Alema, quando diceva ancora qualcosa di sinistra, “Oltre la Sinistra, c’è solo la Destra”. E se lo dice lui, c’é da crederci.