L’intervista di Bersani a La Repubblica ha gettato nel panico parecchi elettori di sinistra. Ma come, proprio quando Berlusconi è più debole, ci zappiamo i piedi? Come possiamo aprire a Fini, che peraltro ha sempre dichiarato di non essere interessato? Tutte domande lecite. Eppure, anche gran parte del popolo della sinistra, che più di tutti dovrebbe essere attento agli stravolgimenti mediatici, si è lasciato ingannare dai soliti titoli propagandistici. Quello che nell’intervista di Bersani sfugge, e che il buon soldato D’Alema ribadisce a Che Tempo Che Fa, da un Fazio intimidito dall’enorme personalità del Presidente Copasir, è la centralità del progetto. Parlare di alleanze senza un progetto non è altro che fare la conta dei numeri. Parlare di leader senza valutare le loro vision è un inutile concorso di bellezza.
Perché per rispondere al berlusconismo, fondato su slogan e promesse difficilmente mantenute, bisogna cambiare strategia. Non si può battere Berlusconi sul suo campo: l’ha inventato lui dopotutto. Bisogna tornare a quella politica dove saranno le cose concrete a contare, non le promesse. Le idee, le prospettive e i progetti di cambiamento per il futuro del nostro paese, non gli slogan. Bisogna andare oltre. È questo il ruolo che il PD vuole assumere. Un ruolo di responsabilità. Ed è giusto che sia il PD a candidarsi a ricoprire tale ruolo, in qualità di maggior partito di opposizione. Ed è giusto che non chiuda le porte ma le apra. E le apra in primo luogo alle opposizioni ma per fare entrare non per uscire. Riportando tutto alla metafora goffamente usata ieri sera da D’Alema della gravitazione universale: è il corpo più grande ad attrarre quello più piccolo, e non potrà essere viceversa. Il PD sarà quindi il centro di questo progetto, di questa piattaforma, e toccherà agli altri girare attorno. Nessun inseguimento dunque. Apertura? Vista così sembrerebbe più una chiamata di responsabilità alle altre forze in campo, a chi, stando all’opposizione, avrà l’obbligo di riflettere se non sia necessario collaborare per salvare il paese da questa deriva antidemocratica.
E gli argomenti sono importanti. Bersani fornisce solo qualche titolo ma di sicuro impatto. “Riforme istituzionali. Riforma elettorale. Misure per la legalità e sui costi della politica. L’informazione. La riforma della giustizia per i cittadini. Una riforma fiscale che carichi sull’evasione e le rendite alleggerendo lavoro, impresa e famiglie. Una nuova legislazione sul lavoro che affronti il dramma del precariato. Qualcosa l’abbiamo già detta: abbassare il costo del lavoro stabile, alzare quello del lavoro precario. Un pacchetto di liberalizzazioni”
È una scelta difficile. Impopolare. Ma è tempo di fare la scelta giusta, non la più facile. Dopo la replica dello stesso Bersani, il giorno dopo su l’Unità, anche il partigiano Franceschini lancia un videomessaggio su Youtube a sostegno della mission democratica, e ultimo, quantomeno in ordine di tempo, anche il sostegno di D’Alema. E a cementare la posizione dei 2 personaggi che alle primarie hanno preso più dell’85% delle preferenze è la sensazione dell’estrema gravità della situazione attuale. C’è da ristabilire innanzitutto le regole di democrazia basilari sulle quali poi sarà possibile riaprire il confronto/scontro politico tra le parti in gioco.
Ma la scelta non è difficile solo per il PD. La scelta è difficile per tutti. Soprattutto per il terzo polo. Perché come ha fatto notare Vendola è difficile conciliare le ragioni di chi vuole ricostruire un nuovo centrodestra con quelle del centrosinistra. Eppure anche il terzo polo, per il momento, condivide le stesse pesanti preoccupazioni che sono comuni a Bersani, a Di Pietro e allo stesso Vendola. Anche il terzo polo. E sono loro i principali destinatari della proposta. Perché sebbene sarà molto difficile che possano accettare una proposta di coalizione (e questo anche il PD lo sa) è giusto promuovere un dialogo con tutti e in particolare alle opposizioni tutte. E qualunque cosa il terzo polo dovesse decidere il suo elettorato sarà costretto a valutarne la scelta. Ora bisogna vedere cosa avrà più a cuore, se il bene dell’Italia o la difesa della legittimità della propria posizione politica trascurando i problemi degli italiani.
La missione del “terzo polo” è presto detta: usando la metafora astronomica, la sua decisione è quella di aggregarsi al pianeta con la massa più grande, ma questo lo deciderà solo dopo le elezioni.
Sarebbe troppo facile sbilanciarsi prima con il rischio di perdere…. e i democristiani questo lo sanno bene.
non staranno né a destra, né a sinistra, a ogni modo perderanno… pensaci ;)