Finirà che, fra qualche anno, Gramsci sarà solo il nome di una fondazione, Falcone e Borsellino il nome di un aeroporto, Pertini il nome di qualche scuola e monumento sparsi per l’Italia. Di Berlinguer si ricorderà solo la pessima riforma dell’università del cugino, o forse nemmeno quello. Quanto ad Ambrosoli, Siani e gli altri, al pronunciare il loro nome, la risposta più frequente forse sarà quella “Ambrosoli e Siani chi?”. E questo sarebbe già un successo.
È il prezzo dell’apatia e dell’indifferenza al culto della memoria, volgarmente scambiato per passatismo e nostalgia da certi moderni trasfo-riformisti, che porta un intero sistema politico, culturale ed economico-sociale già sull’orlo del baratro, a celebrare l’arroganza, la prepotenza, l’abuso perpetuo e l’inganno continuo, l’ingiustizia sociale e la furbizia a scapito del più debole. Condannando se stesso a morte certa.
Una celebrazione continua da parte di chi dovrebbe impegnarsi invece a dare l’esempio, affinché le istituzioni riacquistino credibilità e i cittadini, soprattutto, fiducia in esse, per salvaguardare la democrazia e la libertà.
Perché quello che fa rabbia è il capovolgimento della realtà e dei valori, in un Paese ridotto a Ruby e Noemi, mentre i veri problemi del Paese vengono affrontati con l’arroganza e la prepotenza dei Marchionne e con l’assenza colpevole della Politica (tutta), troppo impegnata ad assicurarsi l’impunità e il privilegio.
Ma che parliamo a fare? L’anno scorso un sistema politico corrotto e allo sbando, ridotto a prostitute fuori e dentro a un Parlamento che produce leggi ad personam, ha celebrato in pompa magna la figura di un latitante e di un corrotto, condannato in contumacia e in via definitiva a 10 anni di reclusione e che aveva accumulato circa una ventina d’anni di galera tra primo e secondo grado negli altri processi pendenti.
Nel silenzio (o meglio, nel plauso) di quelle opposizioni che dovrebbero garantire l’alternativa ad un sistema fondato sulla corruzione e sul privilegio. Con la complicità di un Capo dello Stato che ha inviato lunghi messaggi alla famiglia.
Perché non ricordiamo analoghi lunghi messaggi alla famiglia di Enrico Berlinguer, nei 25 anni dalla morte, da parte della Presidenza della Repubblica? Perché le uniche manifestazioni in giro per l’Italia sono state fatte dai cittadini e non organizzate dai partiti? Perché si permette che una mediocre Stefania Craxi, in preda ad isteria continua, pubblichi sul Corriere della Sera vibranti attacchi contro Enrico Berlinguer, senza che nessuno ne prenda le difese o che, soprattutto, il direttore di quel giornale garantisca il diritto di replica?
Forse perché Enrico Berlinguer è morto sul campo davanti al suo popolo, stroncato da un ictus, mentre Bettino Craxi veniva servito e riverito in una bianca villa tuinisina per sfuggire alla galera? O forse perché fu ripetutamente spiato da servizi segreti deviati al soldo di P2 e dello stesso Craxi, affinché si potesse ricoprirlo di fango e farlo fuori politicamente? O forse perché, in seguito a quelle illegali intromissioni (quelle sì) nella vita privata di un uomo politico onesto e perbene non produssero niente, dimostrando che in Italia c’era veramente qualcuno che era diverso, oltre ad essere comunista?
Mai come oggi noi giovani abbiamo bisogno di riferimenti ideali solidi e che abbiano dato l’esempio, come Berlinguer, Pertini, Ambrosoli, Siani. Che per nostra fortuna/sfortuna non hanno bisogno di monumenti o simposi e nemmeno di apologie a mezzo stampa o tv, ma che necessariamente verranno dimenticati, se non siamo noi, NELLA PRATICA QUOTIDIANA, a ricordarli, a rendere vivo il loro esempio. La testimonianza della loro vita, da cittadini onesti e da servitori dello Stato e del popolo, è sufficiente per noi per qualificarli come uomini giusti. Ma per quanto ancora, se si continua su questa strada, la loro memoria sarà preservata?
http://orgogliodemocratico.ilcannocchiale.it/2011/01/18/gli_uomini_giusti.html
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