Per non uccidere Dio un’altra volta

Con oggi sono passati ben sessantasei anni da quel 27 gennaio 1945. L’Armata rossa era impegnata nel culmine di quella che era l’inarrestabile controffensiva che, da Stalingrado, stava pian piano cancellando il nazismo dalle cartine dell’Europa. Nel pieno dell’offensiva in direzione Berlino, l’Armata Rossa giunge della cittadina polacca di Oświęcim, più tristemente nota con il suo nome tedesco, Auschwitz. E quello che scoprirono lì rappresenterà per le generazioni future l’immane strage conosciuta sotto il nome di Olocausto. La scoperta del campo di concentramento nazista, della macchina della tortura del nazionalsocialismo, la rivelazione della soluzione finale decisa nel 1942 alla Conferenza di Wannsee voluta dal SS-Obergruppenführer Reinhard Heydrich, la rivelazione di quella che doveva essere la soluzione per gli 11 milioni di ebrei presenti in Europa: lo sterminio. Dai verbali della conferenza: “Adesso, nell’ambito della soluzione finale, gli ebrei dovrebbero essere utilizzati in impieghi lavorativi a est, nei modi più opportuni e con una direzione adeguata. In grandi squadre di lavoro, con separazione dei sessi, gli ebrei in grado di lavorare verranno portati in questi territori per la costruzione di strade, e non vi è dubbio che una gran parte verrà a mancare per decremento naturale.”

Sono passati sessantasei anni da quando furono abbattuti i cancelli di Auschwitz, e ancora oggi è difficile comprendere appieno quell’immane dramma che rappresenta una delle più grosse ferite dell’umanità. In Italia, una legge promulgata nel 2000, sancisce l’ “Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”.

Art. 1.
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

La memoria è un ingranaggio collettivo che ci permette di assimilare e rifiutare con decisione quanto abbia rappresentato la Shoah agli occhi dell’Europa e del mondo, della ferita perpetuata ai danni dell’Occidente democratico e civilizzato, dell’inarrestabile progresso metaforicamente morto nei campi di sterminio. Come ha dichiarato il Presidente della Repubblica Napolitano, “Il primo germe distruttivo della Shoah è stato ed è quello dell’intolleranza, del nazionalismo e del populismo che si traducono in demonizzazione e odio del diverso e dello straniero. Ci fu la persecuzione infatti anche contro i Rom e i Sinti. È necessario vigilare perché questo germe non si riproponga anche nei Paesi che si sono dati Costituzioni democratiche”.

Vigilanza costante e memoria, per far sì che Dio non muoia un’altra volta, per non ferire ancora gravemente l’umanità, per non permettere mai più che il germe della violenza flagelli gli uomini liberi, per far sì che il rispetto e l’uguaglianza fra i popoli non sia mai messa in discussione.

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.

Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

(Elie Wiesel)

25 commenti su “Per non uccidere Dio un’altra volta”

  1. onore per quale motivo? hanno anche loro ucciso altri uomini,indipendentemente dalla nazionalità o le motivazioni…l’unica cosa che posso provare per i soldati dell’Armata Rossa e per i soldati in generale è compassione

  2. no edoardo non sono d accordo . come non sono d accordo con l armata rossa quando ha invaso la cecoslovacchia. ma sono grato al loro sacrificio di aver difeso da soli l europa per due anni prendendosi tutte le offensive dei tedeschi senza più fare un passo indietro. senza arrendersi. ma continuando a combattere. brutale il modo di come sono stati costretti a farlo. certi reparti avevano un fucile ogni dieci uomini.la macchina bellica tedesca era inarrestabile. eppure tanti sono morti per un idea di libertà e di sopravvivere a quello che per quel tempo era il male assoluto. onore a loro.

  3. IO MI CHIEDO MA DAVVERO …MA DIO DOV E’ DURANTE LE IMMANI TRAGEDIE COME QUESTA…IO VOGLIO ESSERE CREDENTE MA HO TANTI TANTI DUBBI E ME NE DISPIACE…PERO’ I FATTI ESISTONO …L’OLOCAUSTO LA SCHIAVITU’ GLI INDIANI D’AMERICA LE POPOLAZIONI ALLA FAME DA SEMPRE ELE SEMPRE ESISTITE GUERRE ANCHE IN NOME DI DIO…

  4. Il 27 gennaio si ricorda la liberazione del campo di Auschwitz. E’ una data simbolo per ricordare tutti i morti in tutti i campi di concentramento. La storia ci dice che la stragrande maggioranza dei morti erano ebrei ma io voglio ricordare anche tutti gli altri morti non ebrei.

  5. Spero non vi siate persi la trasmissione AUSMERZ di Marco Paolini: oltre l’Olocausto di ebrei, rom, dsisidenti politici di tutta Europa, lo sterminio cominciò prima della guerra, in Austria e Germania, con l’eliminazione di tutte le persone affette da handicap fisici e mentali. Tutto con l’ausilio di medici e psichiatri consapevoli della volontà di Hitler, anche la popolazione sapeva: e solo per risparmiare sul mantenimento di queste povere creature! Fino agli anni ’70 si tacque volutamente per non infangare la categora!!!i

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