La Milano inquinata

Un altra giornata dedicata alle polveri sottili. Arriva. Silenziosa. Quasi i milanesi l’hanno scoperto poche ore prima, la sera precedente, grazie a qualche trafiletto sul giornale o sul tg regionale. Giusto il contentino per un tasso di pm10 che supera di gran lunga il minimo consentito praticamente ogni giorno, portando Milano ad essere classificata come una delle città più inquinate d’Italia. Ecco che quindi arriva il tempo della redenzione, una città completamente (o quasi) bloccata per un giorno, per provare, con un ennesimo, ridicolo tentativo, di ridurre la quantità di polveri sottili presenti nell’area, per magari poi sbandierare i risultati ottenuti in campagna elettorale. Ovviamente di domenica, quando la maggior parte dei meneghini se ne sta in casa a guardarsi le partite, o è già andata via per il week end in campagna o sui monti. Insomma, tanto per capirci, se l’obiettivo fosse quello di dare un taglio netto alle emissioni di polveri nell’area cittadina, per lo meno il giorno da fissare dovrebbe essere uno settimanale. Ma immagina in una città orribilmente frenetica come Milano che risvolti apocalittici potrebbe avere una decisione del genere, anche giustamente, aggiungerei.Per non dire che, probabilmente, la quantità di agenti inquinanti che si riesce ad eliminare in una giornata di domenica, viene raggiunta e sorpassata in una mattinata di lunedì.

Milano è una città che non riesce a migliorare, vuoi per l’urbanistica stessa, vuoi per la mala politica e il confusionario governo del territorio, vuoi perchè ai milanesi non gliene frega niente. Basta dir loro che la città è ai primi posti per quanto riguarda il verde urbano per singolo cittadino. Poi vai a vedere i criteri che definiscono la presenza di verde urbano e scopri che viene calcolata la striscia di erba e terra dei binari del tram o dei salvagente, grazie alla quale il cittadino potrebbe confondere la realtà urbana con una giungla equatoriale. E dire che si è provato a fare qualcosa per questo posto, iniziando dall’Ecopass, continuando con il progetto Bike-Mi e finendo con il recente guidaMi, ovvero servizio di car sharing. Tutti questi tentativi di passi in avanti hanno solo reso evidente come la popolazione milanese non sia ancora pronta per cambiamenti di questo genere. Il fallimento dell’Ecopass e del Bike-Mi hanno evidenziato il loro fallimento nel licenziamento dell’assessore Edoardo Croci dalla giunta milanese, ovvero colui che aveva ideato (in realtà copiato), determinati metodi per migliorare la vita cittadina. L’Ecopass si è rivelato un ulteriore tentativo di accaparrarsi in qualche modo l’ormai defunta tassa sulla prima casa, che garantì a Berlusconi il colpo di coda nella famosa campagna elettorale all’americana contro il povero Prodi. Venuti a mancare consistenti fondi al Comune, le entrate dell’Ecopass hanno registrato nei primi periodi un forte incremento, mentre, ovviamente, è rimasta pressochè invariata la quantità di polveri dannose all’interno dell’area del centro.

Il Bike-Mi sembra essere già più fruttuoso. A chi non è capitato di vedere per le strade del centro le mitiche biciclette gialle del Comune di Milano sfrecciare con convinzione da una rastrelliera ad un altra. Ma il tutto è sempre circoscritto ad una stretta area del centro. Sembra un po’ una strana situazione, come se andassi a sciare e ad un certo punto della pista, invece di esserci ancora la neve battuta, ti ritrovi davanti ad una zolla di terra nuda, senza alcuna copertura. Così succede ai ciclisti. Finché sono in centro, dove possono vederli i turisti, sfilano con nonchalance fra pavé e piste ciclabili. Ma se si spingono un po’ oltre i confini consentiti, ecco che il turbinio di autoveicoli ti inghiotte nel suo vortice, facendoti capire di essere un elemento piuttosto indesiderato. Ai pedoni sul marciapiede, agli autisti sulla strada.

Come al solito si prediligono sempre quegli accorgimenti di facciata che servano, in momenti di difficoltà, per essere ricordati, per far vedere che qualcosa è stato fatto. Va bene. Ma finchè non si incrementano i trasporti pubblici o si istituisce, come fatto magistralmente a Londra, una vera zona a traffico limitato, senza lasciare licenze per qualsiasi utente, il problema inquinamento non potrà essere risolto. E stavolta non si può neanche usare la scusante della difficoltà delle riforme, avendo come validi esempi le principali città europee, se non addirittura mondiali. In un articolo di pochi mesi fa di una nota rivista di turismo, si poteva leggere come Stoccolma sia molto vicina ad essere una città che utilizza una percentuale vicina al 100% di energie rinnovabili, riducendo, praticamente al minimo, qualsiasi agente inquinante. Ma, per come la vediamo noi, questa è ancora fantascienza.

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