La Prima Linea è un film di Renato De Maria uscito nelle sale cinematografiche nel 2009 ed accompagnato da forti polemiche.
Il regista, lasciandosi ispirare dal libro Miccia Corta di Sergio Segio ha riletto gli anni terroristici del gruppo armato Prima Linea e per le idee espresse è stato accusato di comportamento assolutorio nei confronti dei terroristi.
Scrivendo e parlando senza pregiudizi, è doveroso ammettere che l’ operato del regista e degli sceneggiatori non è affatto generoso con chi ha ucciso e perpetrato il terrorismo. Renato De Maria, attraverso la voce narrante e la coscienza del protagonista maschile Sergio, interpretato da Riccardo Scamarcio in continuo miglioramento, offre agli imputati la loro dichiarazione più spontanea e più riservata.
Non nasconde i fatti sanguinosi, riprende immagini e voci di repertorio riguardanti il periodo stragista ( rosso e nero) e permette ai colpevoli ( non solo a Sergio ma anche a Susanna, che ha l’ espressività di Giovanna Mezzogiorno) di spiegare i motivi che hanno portato loro a passare da “ la forza della ragione” a “ le ragioni della forza”. L’ assunzione di responsabilità dei personaggi si manifesta attraverso dialoghi intimi, tra Sergio la cinepresa e il pubblico o tra gli amanti partecipi di progetti criminali.
Il processo cinematografico, se così vuol essere chiamato, ha come controaltare le uccisioni, il sangue, la disperazione e qualche voce di dissenso che bacchetta La Prima Linea e le Brigate Rosse, per aver superato il numero dei morti procurati dalle azioni poliziesche e per aver perso il sostegno degli operai. Il film è stato accolto favorevolmente all’ estero ( Hollywood Reporter), mentre in Italia, al di là degli sdoganamenti e di silenti apprezzamenti , è stato trattato con indifferenza dalla politica e da buona parte del pubblico.
Pur rispettando la soggettività delle opinioni, alla pellicola ( co-prodotta dai fratelli Dardenne, dalla Francia) non sono state riconosciute la qualità attoriale, la lucidità e l’ obiettività dello sguardo storico.
Non è diventata un mezzo per dibattere sugli anni di piombo. Ha riaperto le ferite di chi aspetta di conoscere la verità su Piazza della Loggia, Italicus, Ustica e Piazza Fontana e si trova a vivere in uno Stato che invece di assicurare protezione ha appoggiato le azioni destabilizzanti degli anni settanta ed in seguito si è coperto dal segreto di Stato e dall’ infamia. Gli Italiani si chiedono quando il loro Stato si assumerà le responsabilità e sarà processato imparzialmente, perché la Storia li ha visti per troppe volte sconfitti.