Qualche giorno fa ho ceduto al richiamo di The Body Shop e sono entrata a comprare un detergente per il viso, anche se so bene che l’olio funziona sicuramente meglio. Ma tutti quei profumi, quei colori, quegli slogan che ci fanno sentire buoni e giusti consumando, mi hanno incastrata.
Sulla via di casa mi stavo già pentendo, quando ho letto meglio l’etichetta sul flacone e ho scoperto una simpatica noticina a lato… “Nel 1993, un gruppo di disoccupati nel Sud-Ovest d’Irlanda ha deciso che, siccome il lavoro non si trovava, l’avrebbero creato loro.” Ovviamente mi sono informata sull’iniziativa.
Negli anni ’80 l’Irlanda non se la passava bene, e molti giovani emigravano per cercare opportunità altrove. Qualcuno ha quindi pensato di spremersi le meningi e trovare il modo di creare posti di lavoro onesti, duraturi, sicuri. Poi hanno fatto uno studio di fattibilità, hanno scoperto che non solo si poteva fare, ma che avrebbe potuto supportare un discreto numero di persone: affari con le alghe.
È nata una cooperativa, la Roaring WaterBay Seaweed Cooperative Society per la raccolta, l’essicazione, e la vendita delle alghe. Si rifà ai principi del commercio equo, garantendo quindi un giusto compenso ai lavoratori, e per sua natura dà più importanza al lavoro che al capitale. E se la passa bene, tanto che da qualche tempo fornisce un marchio importante come The Body Shop. Ma non solo! Le alghe vengono vendute ad industrie farmaceutiche, a produttori di mangimi; essiccate, servono da fertilizzante naturale. E hanno un buon mercato anche come alimento.
L’impatto diretto sull’occupazione locale non è molto (si parla di una ventina di persone) ma la cooperativa fa affidamento su altre imprese locali per attività come la contabilità, il trasporto, e la trasformazione per l’uso alimentare, e considerando questo indotto l’impatto ovviamente aumenta. L’attività non è molto stabile, e l’impresa adesso impiega un numero variabile di persone a seconda della disponibilità di materia prima e degli ordini ricevuti, ma ha retto bene per quasi due decadi. Inoltre, negli ultimi anni la cooperativa sta pensando di espandere l’attività e di iniziare la coltivazione delle alghe, in una specie di rivoluzione agricola marina.
Mi sembra una buona lezione su come si possa, in modo semplice, sostenersi e preoccuparsi della propria comunità e del suo territorio. Ma soprattutto è un buon esempio di come in tempi meno felici ci si rivolga inevitabilemente ai valori della sinistra.
Insomma, questo detergente non pulirà la faccia bene quanto l’olio, ma è stato un buon acquisto.
..e già..!