“Ci rifiutiamo di seguire questa lezione, vogliamo esprimere il nostro disagio circa le deformazioni di questo corso. […] Ci siamo accorti che il corso sposa una specifica – e limitata – visione dell’economia che perpetua sistemi di diseguaglianza economica problematici nella nostra società.”
Studenti ribelli e fancazzisti italiani? No, studenti della più esclusiva e impenetrabile facoltà di economia del pianeta, vale a dire la Harvard Business School. Quella con una retta da svariate decine di migliaia di euro all’anno, in cui si entra per merito (e se non si è meritevoli abbastanza, un cospicuo assegno può aiutare).
Ebbene, in quella facoltà di cervelloni hanno deciso che si sono stancati di quello che gli viene insegnato sui banchi dell’università, soprattutto visto che, nella migliore delle ipotesi, hanno dovuto passare attraverso un’estenuante selezione per prendere una borsa di studio che coprisse la stellare retta. Direi che già questo è di per sé un piccolo miracolo, dopo 30 anni di indiscussa fede nei Mercati (quella che continua a professare gente come Mario Monti).
Gli studenti ribelli di Harvard scrivono a Gregori Mankiw, docente di economia all’Università di Harvard dal 1985, autore di “Principi di Macroeconomia”, uno dei manuali di economia più importanti al mondo, tradotto in 17 lingue, letto da oltre un milione di studenti. E’ stato consigliere economico di George W. Bush dal 2003 al 2005, e ora è consigliere del candidato repubblicano Mitt Romney.
Prima di lui, il corso base di Economics 10 ad Harvard era stato affidato a Martin Feldstein, consigliere economico di Ronald Reagan, e ancor prima negli anni Settanta a Larry Summers, ex Ministro del Tesoro dell’Amministrazione Clinton. Giusto per capirsi, Larry Summers è il fautore del Gramm-Leach-Bliley Act del 1999 che abolisce il Glass-Steagall Act del 1933 (quello che metteva sotto controllo i mercati e imponeva la distinzione tra banche commerciali e finanziarie). Summers lo definì ai tempi come “il biglietto d’ingresso del sistema finanziario finalmente nel XXI secolo”.
Eccoci, dunque. Benvenuti nel XXI secolo. Quello che ha distrutto le basi su cui si sono fondate 30 anni di politiche neo-liberiste, che vedevano nello Stato il problema. Se non fosse che per salvare i Mercati, 3 anni fa gli Stati si sono indebitati. I manager delle banche continuano a far profitti e a speculare, i cittadini si vedono smantellare il welfare state per mantenere intatti privilegi e profitti dei soliti ignoti.
Il fatto che ad Harvard gli studenti finalmente contestino i dogmi inviolabili del capitalismo è un fatto importante. Il movimento OccupyWallStreet, impensabile pochi anni fa, sta scuotendo gli USA dal profondo. In Italia se provi a contestare autorità indiscusse dal regime, vieni folgorato all’istante. Ebbene, se si può non seguire le lezioni del Signor Mankiw, quello che ha definito le proteste dei poveri “la politica dell’invidia” (è anche stronzo, non solo ottuso), direi che c’è speranza.
Chissà quando impareremo a fare certe cose anche in Italia, senza scandalizzare troppo i perbenisti benpensanti che affollano anche il centrosinistra.
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