“Tu non sei di Siena, vero?”
“No, vengo da Milano…”
“Da Milano?! E perché mai da Milano sei venuta qui?!”
Ecco, questo stralcio di dialogo non è per condividere attimi autobiografici ma per illustrare una realtà nuova, diversa o come la definisco io quasi “favolistica”, minacciata dal “dio denaro”. La mia non vuole essere “un’apologia di Siena” ma una riflessione su come una città possa fondarsi sul Diritto allo Studio e la tutela della cultura, come sia la qualità e non la quantità l’obiettivo e come questa società (Paese? Mondo?) non sia ancora pronto per una politica qualitativa.
Borse di studio, cinema, teatri, attività sportive…tutto più che accessibile se non addirittura gratuito. Docenti sempre reperibili, disponibili… un microcosmo che si oppone al caotico macromondo, una città “a misura di studente” insomma. Ma Riforme e Ministri “sbagliati”, Rettori dalle azioni alquanto discutibili, sprechi, perdite dei “veri” obiettivi, rischiano di far crollare questa, come molte altre realtà.
“Non ci sono soldi. La crisi..” è questo il ritornello incessante, il cui eco risuona ormai in tutta Italia, e non solo, tarpando le ali e i sogni di una delle risorse principali, oserei dire, del mondo: i giovani.
Banche, scuole, università, fabbriche, ospedali… tutto sembra reggersi sul fragile mattone del denaro, del potere, degli interessi, del ritorno economico e chi pensa più a curarci? Insegnarci? Formarci? Finanziarci? Individualismo e solipsismo, il tutto condito da una “spolverata” di qualunquismo, costituiscono le fondamenta delle nostre Istituzioni; e chi ci crede si trova costretto a sgomitare, facendosi largo in questo mare torbido con i mezzi che si hanno a disposizione.
Talvolta sopravvivere implica tagliare, accorpare, diminuire…fare dei compromessi. Ed eccoci arrivati al punto nevralgico della questione: fino a che punto si può scendere a compromessi? Ogni giorno la vita ci mette davanti a delle scelte, rapportarsi con gli altri implica fare dei compromessi costanti e quotidiani ma qual è la linea di confine tra il giusto e lo sbagliato? Quale tracciato non deve essere valicato? Lungi da me essere la nuova ‘Iron Lady’ o la sostenitrice delle cause perse, ma ormai è palese che siamo affetti da un male endemico a cui bisogna trovare una cura.
Proviamo a smettere di sopravvivere e viviamo.
e quindi? Che senso ha fare un post sulla situazione economica di siena senza mai nominare “Fondazione Monte dei Paschi di Siena” che drogava l’economia e i servizi della città con finanziamenti a pioggia grazie ai dividendi della banca MPS? C’è la crisi, la banca non sono non da più dividendi ma anzi ha bisogno di aumenti di capitale e la fondazione non ha più soldi. Siena purtroppo subisce le conseguenze di questa situazione. Dispiace.
Molto bella….
bella, ma non più a misura sanitaria…..il reparto di Neuropsichiatria infantile delle Scotte chiude nel fine settimana…..
Ma come si fa a dire che Siena è “a misura di studente” quando l’Università ha passato e sta passando i guai che si conoscono per falsi in bilancio da parte di 2 rettori….rischia la bancarotta. I soldi dove li hanno presi e cosa ne hanno fatto ? Le cose fatte “su misura” spendendo soldi a vanvera a mio avviso sono quello che sono: castelli di carta. Siena essendo una città Toscana soffre da quel che so, degli stessi problemi di cui soffrono gli altri in toscana e in italia. Un classe politica (sempre la stessa) da troppo tempo al potere senza cambiare mai, che difende interessi di clientele privilegiate. Se il cittadino non è “agganciato” è un “nuddu ammuscato cu niente”. E i ricchi commercianti senesi del centro storico che con molto studenti (tra i quali ricchi stranieri) hanno accumulato gran soldi (reinvstendo come ? creando quali posti di lavoro ?) che hanno grossi interessi in Giunta e nel Consiglio quando sarà il momento la città la pianteranno in asso e guarderanno ai LORO interessi. Come hanno sempre fatto e continueranno a fare coloro che sono FORTI, perchè se lo sono diventati e continuano ad esserlo un motivo ci sarà….
Sono d’accordo se solo vi fossero tutte le cose “a posto”. Caro amico chiediti nella graduatoria delle universita’ che fine ha fatto Siena. E non per colpa delle destre.
Ho riletto l’articolo richiedo una maggiore attenzione e una maggiore informazione a chi gestisce la pagina, in questo scritto di Martina Caccia la situazione viene presentata a mio avviso molto diversamente da come è in realtà. Sotto un aspetto idilliaco in parte condivisibile (Siena è una bellissima città) si celano problemi gravissimi e non limitati a “rettori dalle azioni alquanto discutibili” e “sprechi”. Sono stati buttati via soldi per garantire un’offerta formativa che l’Università di Siena non poteva permettersi ! E i rettori non sono stati “spreconi” sono colpevoli di truffa e falso in bilancio (quanto meno di non aver detto o fatto nulla in merito: come potevano non sapere ?!)
Tutti fiorentini invidiosi eh eh !
vedere berlinguer e provare nostalgia malinconia e tristezza per quello che non abbiamo saputo fare
Io sono pratese i fiorentini non li reggo Siena la adoro, è proprio perchè mi sta a cuore che rompo le palle !!!
Purtroppo non si può condividere quanto scritto nell’articolo, Siena non è più a misura di studente così come non è più a misura di abitante. I cinema sono passati da sette a tre in pochi anni, una libreria storica chiusa lo scorso anno, iscrizioni all’università in calo, policlinico universitario allo sbando con liste di attesa per esami di otto mesi, Fondazione Monte dei Paschi in crollo verticale, finanziamenti tagliati a Comune e Provincia, posti di lavoro persi e offerte di precariato in cambio… E’ davvero una realtà “favolostica” quella descritta nell’articolo.
uno dei pochi politici onesti che ho conosciuto.Grande Enrico!
A Siena i disabili non hanno vita facile! Dovrebbero migliorare parecchio a riguardo
Daniele, la tua Siena!
Si la mia Siena, un po’ di nostalgia per la mia Siena come era e per Enrico Berlinguer
siena é la cittá dei poteri forti, dove loggie massoniche si mischiano con tradizioni mediovali. Ha la testa rivolta al passato ed é seduta su sé stessa. ora la pacchia é finita, adate in pace, figli della borghesia senese.