Non poche perplessità ha scatenato nell’area di centro-sinistra, rappresentata dalla foto di Vasto, l’insediamento del nuovo governo, in particolare vi è stato chi ha salutato più o meno positivamente la novità, ma come si deve porre questa coalizione rispetto al governo Monti? E rappresenta questo davvero la sua fine?
Sicuramente la situazione venutasi a creare è il primo banco di prova di questo ancora eventuale schieramento, e non mancano, da destra come da sinistra, le sirene che propendono per una sua rottura; a mio avviso è tuttavia auspicabile che la foto di Vasto rimanga ben integra, infatti le divergenze che hanno portato il maggior partito della coalizione a sostenere un governo aspramente criticato dai suoi due alleati sono il frutto della reazione ad una situazione momentanea, di cui il governo Monti, con tutti i difetti che si porta dietro, era probabilmente la soluzione migliore possibile (non dimentichiamoci che le camere sono ancora quelle elette nel 2008 quando ci fu la debaclè della sinistra e che le elezioni anticipate avrebbero significato ancora 4 mesi di Berlusconi e un ulteriore aggravio di una già tragica situazione), inoltre è necessario che, chiusasi questa parentesi, sia un governo più orientato a sinistra a prendere in mano la situazione, anche per correggere tutte le storture conservatrici che un governo sostenuto dal PDL porterà necessariamente con sé. Porre fine all’alleanza servirebbe solamente a dare nuovamente il potere alle destre, nell’ipotesi migliore al terzo polo che porterebbe avanti politiche liberal conservatrici, nel peggiore significherebbe il ritorno del populismo Berlusconiano, in più il centro-sinistra dimostrerebbe ancora una volta di non essere maturo a guidare un alternativa progressista per il paese, relegandosi così all’eterna opposizione.
Dunque, per rispondere agli interrogativi iniziali, non conta l’appoggio o meno nei confronti del governo Monti, tenendo conto di un ottica di breve termine, ma come ci si pone per il dopo Monti, in un ottica di lungo termine; è ovvio però che affinché si realizzi tale obbiettivo il sì a Monti del PD non deve essere incondizionato, come pure qualche minoranza all’interno del partito continua a sperare sia, e non può prescindere dalla risoluzione di alcuni fronti caldi che vanno dal lavoro alla giustizia passando per la questione RAI; a queste condizioni il consenso del PD al governo non sarà un ostacolo alla creazione di una nuova alleanza progressista per guidare l’Italia.