Il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento Economico-Finanziaro per il 2012,contentente il Programma Nazionale di Riforma, il Programma di Stabilità e il Documento di analisi e tendenze della finanza pubblica
Monti scrive nella relazione che accompagna il DEF che la crisi “può avere un impatto duraturo e profondo sul potenziale di crescita dell’Italia; anche se è stato evitato uno shock distruttivo, il cuore del problema italiano è come tornare a crescere”, cosa che non potrà avvenire prima del 2013. Non che lo pensassimo, in verità.
“La parola crescita è la più invocata in Europa, in Italia e a livello di G20 [e]ogni giorno vediamo gli effetti drammatici della crisi economica e finanziaria che si prolunga da più di quattro anni e che sta imponendo un prezzo altissimo in termini economici, sociali, umani alle famiglie, ai giovani, ai lavoratori, alle imprese: […] imprese che chiudono, esperienze professionali che si interrompono, aspirazioni, quelle dei giovani italiani che non hanno lavoro, che rimangono frustrate, qualche volta vite che si chiudono nella disperazione”.
“Sappiamo quale sarebbe stata la disperazione se l’Italia fosse caduta nel baratro del fallimento e del default del suo debito sovrano […] la grande vitalità e la capacità di reagire con unità, con responsabilità civile, sociale e istituzionale [sono un valore] che non deve andare disperso, in una congiuntura che rimane difficile”. Le difficili condizioni in cui ci troviao sono dovute anche a “decenni di decisioni che hanno lasciato drammatici effetti negativi”. “Ci battiamo ogni giorno per continuare a evitare un drammatico destino come quello della Grecia, le cifre di questi giorni danno il bilancio della devastazione che la crisi ha portato alla Grecia, anche là molto più che in Italia per gravissimi errori di condotte del passato. E’ lì, ricorda Monti, che ci sono stati tagli enormi nel numero dei dipendenti pubblici, negli ultimi due anni, ci sono stati 1725 suicidi. Questo è quello che in Italia cerchiamo di invertire per non precipitare in quel precipizio.”
Eppure anche in Italia il numero dei suicidi aumenta vertiginosamente, strettamente legato alla crescita enorme dei licenziamenti, dei furti nei supermercati, della disoccupazione giovanile tutti effetti provocati certamente dalla congiuntura economica ma non solo.
Le stesse riforme di questo governo che dovrebbe “salvarci dal baratro”, come -ad esempio- la crescita dell’età pensionabile, l’aumento dell’IVA, l’introduzione dell’IMU per tutti i cittadini… non fanno che aumentare il divario tra chi può e chi non può, tra chi ha tanto e non vuol dar nulla e chi ha nulla ma è chiamato ai sacrifici. Senza contare l’onnipresente problema dell’evasione (di cui i negozianti con il 400% di fatturato in più in una sola sera o i finti invalidi sono solamente una minuscola quota) che, come al solito, fa sì che mentre la maggior parte degli italiani, lavoratori dipendenti, sia chiamata a versare imposte su imposte, qualcun altro faccia “la bella vita”, gente che non merita di essere chiamata concittadina. E forse questo è uno dei pochi punti di accordo con il Napolitano degli ultimi mesi.
In sostanza, va bene il rigore, ma ad oggi abbiamo assistito SOLO alle politiche di austerità, con risultato, sotto gli occhi di tutti, della depressione dell’economia (che già non mi pareva troppo allegra) e dell’erosione dei risparmi. Ma dove sono i tanto propagandati strumenti a favore della crescita? Era solo lo specchietto per le allodole? Tanto per convincerci della bontà dell’instaurarsi del nuovo Governo ed evitare, così, una rivolta sociale contro lo Status Quo? Può darsi, mi auguro non sia così, seppure ultimamente qualche dubbio in proposito cominci a presentarsi nella mia mente.
Continuando senza strumenti per la crescita e senza una ridistribuzione equa l’austerità non è che una forma di liberismo mascherata, come ha affermato il presidente dell’SPD Sigmar Gabriel, non è che il continuo riproporsi di politiche già chiaramente date per fallimentari, il comprovato fallimento del capitalismo che, tuttavia, rinasce di continuo.
La soluzione non è l’armonia di tutte le forze politiche, ne abbiamo avuto già tanti di megalomani che cercavano l’armonia e che hanno portato totalitarismi di ogni sorta, c’è, però, bisogno di unità a sinistra. Non c’è neppure bisogno di uscire dall’Europa o dall’Euro, quello di cui c’è bisogno è una maggiore presenza della sinistra, in Italia come in Europa. L’Euro e l’UE non sono che mezzi, possono essere usati in modo più o meno equo, nostro compito non è quello di buttare all’aria tutto ma di cambiare le cose che non vanno. Che senso avrebbe abbandonare le istituzioni europee lasciando comunque il governo nazionale in mano alle destre? Avremmo strumenti solamente interni, avremmo le mani libere di fare come meglio crediamo, ma se avremo la nave lasciando come capitano lo stesso di sempre…