Università fa rima con Libertà

Asilo secolare di scienza e di pace, ospizio glorioso e munifico di quanti da ogni parte d’Europa accorrevano ad apprendere le arti che fanno civili le genti, l’Università di Padova nell’ultimo immane conflitto seppe, prima fra tutte, tramutarsi in centro di cospirazione e di guerra; né conobbe stanchezze, né si piegò per furia di persecuzioni e di supplizi. Dalla solennità inaugurale del 9 novembre 1943, in cui la gioventù padovana urlò la sua maledizione agli oppressori e lanciò aperta la sfida, sino alla trionfale liberazione della primavera 1945, Padova ebbe nel suo Ateneo un tempio di fede civile e un presidio di eroica resistenza e da Padova la gioventù universitaria partigiana offriva all’Italia il maggiore e più lungo tributo di sangue.

Concetto Marchesi, catanese di nascita, latinista di formazione, divenne rettore dell’Università degli Studi di Padova il 7 settembre 1943. Insieme al prorettore Egidio Meneghetti (medico e farmacologo, socialista) e a Silvio Trentin fondò il primo nucleo del CLN veneto. Al Palazzo del Bo ha sede, dal 1949, lIstituto Veneto per la Storia della Resistenza oltre ad essere, dal 1493, la sede dell’Università stessa. Il ricordo di Egidio Meneghetti è ancora vivo: a lui è intitolato il Dipartimento di Farmacologia e Anestesiologia e il largo in cui si trova.

Di Concetto Marchesi tutti i padovani, di ieri e di oggi, dovrebbero ricordare con orgoglio il discorso di insediamento, nel quale spronava i giovani studenti a mettere la propria istruzione e il proprio sapere a servizio della classe operaia e contadina, in un legame indissolubile e paritario tra spirito e lavoro manuale. Poco prima di pronunciarlo di fronte a professori, studenti e all’allora Ministro dell’Istruzione Biggini, un gruppo di universitari della milizia fascista occupò l’Aula Magna: il neo-rettore insieme a Egidio Meneghetti allontanò personalmente il gruppo. Successivamente ricorderà l’episodio agli studenti con queste parole

Nel giorno inaugurale dell’anno accademico avete veduto un manipolo di questi sciagurati, violatori dell’Aula Magna, travolti sotto la immensa ondata del vostro irrefrenabile sdegno.

Iscritto al PCI, Concetto Marchesi venne sospeso a seguito della decisione di mantenere il rettorato in piena occupazione tedesca, anziché proseguire la propria attività partigiana nell’illegalità, come testimoniato da Luigi Longo. La convinta opposizione del rettore alla clandestinità dell’antifascismo la si ritrova nel ricordo di Norberto Bobbio:

“[Marchesi aveva] il segreto proposito di proteggere, sino a che sarebbe stato possibile, l’azione antitedesca e antifascista clandestina di cui l’Università era divenuta uno dei centri propulsori.

Una volta costretto alla fuga, a seguito anche dell’arresto di Trentin, Marchesi venne immediatamente reintegrato tra le file del PCI. In quell’occasione scrisse

Studenti: non posso lasciare l’ufficio del Rettore dell’Università di Padova senza rivolgervi un ultimo appello. Una generazione di uomini ha distrutto la vostra giovinezza e la vostra patria. Traditi dalla frode, dalla violenza, dall’ignavia, dalla servilità criminosa, voi insieme con la gioventù operaia e contadina, dovete rifare la storia dell’Italia e costituire il popolo italiano.

L’Università degli Studi di Padova è stata l’unica ad essere insignita della medaglia d’oro al valore militare per il suo ruolo centrale durante la Resistenza. Anche per questo motivo sono ancora oggi molte le iniziative legate alla festività del 25 aprile (promosse dall’ANPI, dai gruppi antifascisti studenteschi e dal comune), a testimonianza del fatto che non bisogna mai arrendersi al revisionismo storico, soprattutto quando questo è originato dalla malafede e dalla distorsione di fatti di cui molti sono stati testimoni vivi e partecipi.

Oggi, 25 aprile, io mi sento ancora più orgogliosa di aver frequentato un’università il cui motto è da più di 600 anni

Universitas universis patavina libertas

Un Ateneo legato ostinatamente all’idea per cui università dev’essere sinonimo di libertà, fedele a quel principio di indipendenza e coscienza sociale che, passando anche per il tragico 8 febbraio del 1848, non si è esaurito e deve continuare a rimanere vivo nella memoria degli studenti e di coloro che sono chiamati ad essere non soltanto i loro maestri di scienza, ma anche e soprattutto di vita.

Vengano pure i presidi di Forza Nuova a ricordare le Foibe, vengano i leghisti a fare i loro comizi, i sindaci innalzino pure i loro muri

Padova è e rimarrà sempre orgogliosamente antifascista. 

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