Bando ai sofismi, queste amministrative sono state una svolta ancora più importante di quelle dell’anno scorso. Scompare il PDL nelle principali città, la Lega vince solo a Verona, il centrosinistra tiene nel suo insieme, ma la vera novità, sarebbe da stupidi negarlo, sono i 5 stelle, che addirittura a Parma andranno al ballottaggio.
A furia di sottovalutare la Questione Morale, che è esplosa dramamticamente in tutta la sua forza nell’ultimo anno, il sistema partitico ha subito un colpo durissimo. E dire che sarebbe bastato un po’ di rinnovamento, liste pulite, candidati con curricula invidiabili e qualche segnale su casta, sprechi et similia.
Mani Pulite a questa classe dirigente non ha proprio insegnato nulla: Bossi fu figlio dell’indignazione contro i partiti di governo che avevano sfasciato le finanze pubbliche, esattamente come Grillo è figlio della medesima indignazione, aggravata dal malcontento per una crisi economica che ha acuito quella politica e sociale.
Detto ciò, ora la sfida dei 5 Stelle è dimostrare di essere davvero diversi come si sono proclamati a lungo (visto il background, dipenderà molto dai singoli candidati che dal movimento in sé, epurazioni di Grillo a parte). Così come la sfida della Sinistra è tornare nuovamente unita.
E’ ancora presto per fare un’analisi seria sui flussi elettorali (quindi vedere da dove arrivano i voti dei grillini, anche se è facile immaginare vengano soprattutto dalla Lega e dall’astensionismo), quello che è certo è che la foto di Vasto da sola non funziona; SEL non convince e rimane praticamente ferma ovunque tra il 3 e il 5%. Vendola dovrebbe prendere atto che non si condiziona il PD con queste percentuali e aprire il cantiere per una Sinistra unita (insomma, ricominci a parlare con Diliberto, Ferrero etc. per favore).
Non basta rifarsi però la carrozzeria con un simbolo nuovo e un nome orecchiabile da sostenere con un po’ di marketing: servono i contenuti dell’alternativa. Altrimenti l’anno prossimo tornerà a vincere l’ennesimo Uomo della Provvidenza. Soprattutto, servono anche le persone. Disse Vittorio Foa di Enrico Berlinguer che:
“L’immagine (che era poi la realtà) dell’uomo era ed è in violento contrasto con l’immagine consueta dell’uomo politico. Umanità, franchezza, modestia e discrezione – pure in un incarico di così grande autorità e di effettivo potere – sono connotati che fanno a pugni con le immagini ricorrenti di arroganza, astuzia, presunzione e ostentazione del potere a cui siamo ormai abituati. La trasparenza e l’onestà della vita privata e pubblica di quest’uomo ha un rilievo eccezionale sullo sfondo squallido dell’affarismo politico, piduista o no.”
Ecco, alla Sinistra, per tornare a vincere, oltre alle idee e agli ideali, servono uomini e donne in violento contrasto con l’immagine consueta dell’uomo politico. E’ per questa ragione che Grillo fa il pieno di voti: non è solo voto di protesta, è voto di disperazione.
Ieri commentavo la vittoria di Hollande parlando della fine dell’arroganza. Ecco, in Italia bisogna mettere fine a quella. Finché avremo la stessa classe dirigente è ben difficile, però, che qualcosa cambi. E a rischio non c’è un partito (di quello chissenefrega), ma la democrazia intera.
Questo è l’ultimo treno: vediamo di non perderlo.