Ieri mattina, su Raitre, durante la trasmissione condotta da Oliviero Beha, Brontolo, ho avuto modo, benché i tempi fossero contingentati, di gustare l’inconsistenza argomentativa di Fabrizio Cicchitto sulla mia pelle. La figuraccia che ha fatto ve la potete gustare nel video qui sopra.
Prima di rispondere, dati alla mano, a Cicchitto, voglio fare una premessa: a prescindere, un capogruppo del partito di maggioranza relativa che non sappia tenere testa ad un ventenne, se non cercando di impedirgli di parlare, è inadeguato e dovrebbe essere dimissionato dal suo stesso partito; per quanto riguarda, invece, il politologo di fama internazionale, Sartori, se la sua verve argomentativa si ferma al “Berlinguer era triste perché sardo”, è evidente che è stato per 30 anni sopravvalutato.
Arriviamo però alla sostanza. Fabrizio Cicchitto dice che Berlinguer è stato uno sconfitto perché sia il compromesso storico che l’alternativa fallirono. Per quanto riguarda il compromesso storico (alleanza a tempo con la Dc per legittimarsi dal punto di vista governativo, esattamente come aveva fatto la SPD in Germania tra il 1966 e il 1969 con la Gross Koalition), fallì perché Moro fu ammazzato dalle BR, grazie anche ai depistaggi della P2. Poi, certo, le BR di allora pensano ancora di essere state delle linci e di aver fatto tutto da sole, ma lasciamo pure che ci credano.
Quanto all’Alternativa, fallì perché Craxi voleva andare al governo e, come disse a Minoli a Mixer, “non impegno il mio partito nell’Alternativa della sconfitta”. Lui voleva andare al governo per spartirsi a metà il potere con la Dc. Così fece, così fu. Fine della storia.
Per quanto riguarda l’affarismo politico di Bettino Craxi che ha fatto infuriare Cicchitto, mi basta ricordare le parole dello stesso Cicchitto in un’intervista alla Stampa del novembre 1993: “Ho capito, ad esempio, che Bettino Craxi e Claudio Martelli c’erano dentro fino al collo con Gelli e Ortolani. Ad esempio, la storia dei 30 milioni di dollari, del conto Protezione, mica è uno scherzo. C’è da credere davvero che in quegli anni, con tutti quei soldi, si siano comprati il Psi.“
Per quanto riguarda, invece, la moralità di Enrico Berlinguer, ricordo allo stesso Cicchitto che Bettino Craxi fu rinviato a giudizio per lo spionaggio illegale ai danni di Berlinguer agli inizi degli anni ’80: l’obiettivo era costruire dossier contro il segretario comunista, in modo da sputtanarlo e impedirgli di parlare di Questione Morale. Lo spionaggio non diede i suoi frutti.
Sui finanziamenti illeciti del PCUS al PCI: sin dal 1971 il PCI decise di rinunciare agli aiuti (fu Amendola a proporlo la prima volta nella riunione della Direzione del partito l’8 gennaio), e il problema fu risolto non senza difficoltà (a causa della fronda interna di Cossutta e dei filosovietici) nel 1976, con un incontro a Mosca tra Gianni Cervetti (incaricato da Berlinguer di risolvere il problema con i sovietici) e Boris Ponomarev (ulteriori dettagli in “La Solitudine di Berlinguer“, di Adriano Guerra, pagg.153-157).
Quanto alla balla che Berlinguer parlò per la prima volta di Questione Morale il 28 luglio 1981, rimando ad un mio vecchio articolo contro le balle scritte su Repubblica da Eugenio Scalfari a proposito di Berlinguer e di quell’intervista.