Come in molti sapranno, le materie plastiche, che tanto ci hanno rivoluzionato la vita, derivano in buona parte dal petrolio. Un altro problema dei polimeri che utilizziamo tutti i giorni è la scarsa riciclabilità, che non dipende tanto dalla composizione chimica, quanto dal manufatto finale, che spesso è eterogeneo (cioè costruito utilizzando materiali di tipo diverso, si veda il problema del tetrapak) o viene buttato sporco negli appositi contenitori e non può quindi essere riutilizzato.
Repubblica ha dato oggi la notizia di una rivoluzione tutta italiana: la plastica completamente biodegradabile. La “scoperta” però non appartiene al pur bravo Marco Astorri, imprenditore di Minerv ®, ma è il prodotto di molti anni di ricerca scientifica nel campo dei polimeri biodegradabili e delle biotecnologie. I poliidrossoalcanoati (o PHA) sono poliesteri lineari (della stessa famiglia di quelli con cui si produce anche la vetroresina), prodotti dalla fermentazione batterica di grassi e zuccheri. Gli studi sui PHA e la loro produzione sono moltissimi (del 1990, del 1995 e del 2005 per esempio) e si va dagli studi di base alle applicazioni come elastomeri e materiali a uso chirurgico. Il merito di Marco Astorri e Guy Cicognani è stato quello di importare l’idea, investendo personalmente tempo, risorse e denaro (hanno comprato il brevetto).
Il progetto Bio-On (con sede a Bologna), opera dei due ex produttori di skipass, ha affidato alla Techint E&C di Milano la costruzione degli impianti e si ripromette di utilizzare i prodotti di scarto (barbabietole principalmente) degli agricoltori locali: tecnologia a chilometro zero. Inoltre l’obiettivo è far entrare in questo nuovo modello di sviluppo tutti coloro che producono materie plastiche in modo tradizionale, in modo rapido e con costi certi …comprando la licenza da Bio-On.
L’azienda italiana è nata nel 2007 e le premesse sembrano più che buone. Non sarà semplice: le nuove tecnologie soppiantano quelle vecchie solo quando sono molto più convenienti, soprattutto da un punto di vista economico. Lo dimostra la storia conflittuale del petrolio e della benzina sintetica di Bergius: il carbone è la seconda risorsa più abbondante dopo l’energia solare eppure la benzina proveniente dal petrolio è (quasi) sempre risultata molto meno costosa. L’attenzione che oggi si pone alla tutela dell’ambiente gioca comunque a favore dei PHA, come è accaduto per i prodotti alimentari biologici.
Io comunque, in questi tempi bui dell’industria chimica italiana, faccio il tifo per questa nuova idea di sviluppo e rilancio economico, sperando che anche qualche “tecnico” ci faccia un pensierino…