Berlusconi è finito ma non se ne andrà.
Commentava così Eugenio Scalfari a Otto e Mezzo l’esito dei referendum di un anno fa. Io che di anni ne ho meno di Scalfari con Berlusconi posso quasi dire di esserci nata e cresciuta, il berlusconismo l’ho visto trionfare e agonizzare ma sinceramente non l’ho ancora visto morire. Berlusconi non solo non se n’è andato, ma non è nemmeno mai finito, e il motivo credo che sia semplice quanto orribile, tanto che mi tocca dare ragione a crapa pelata,
Come si fa a non diventare padroni in un Paese di servitori?
Berlusconi non è nato ieri e se la sua scalata al successo politico e economico non è senza macchia il suo fiuto e il suo opportunismo non sono doti da sottovalutare. L’appoggio bipartisan al governo Monti, forte coi deboli e debole coi forti (e chi se lo aspettava dal Presidente della Commissione Europea Antitrust che sculacciò Bill Gates?) se è uno sfacelo per la sinistra, è stato per un breve periodo una mossa azzeccata del PdL: secondo l’ISPO fino a un paio di mesi fa un eventuale partito con leader Monti avrebbe preso il 15-20% dei voti.
Mentre il pupazzo Alfano difende l’operato del governo a spada tratta, – non me ne voglia Angelino, ma è Berlusconi che tira i fili del partito, altrimenti se ne starebbe in Sardegna a godersi un buen retiro – l’ex premier avverte i suoi che questo sostegno incondizionato è una coltellata che aggrava l’emorragia di voti vista alle ultime amministrative. Si vocifera che Berlusconi stia studiando Grillo, che voglia candidare Renzi: Silvio lancia pazze idee che fanno il giro dei notiziari e dei social network, poi dice ah no scherzavo!, ascolta le lamentele del popolo e ci sguazza, gioca col pubblico, lo conosce e lo stuzzica, usa il bastone e la carota come fa il padrone con la bestia.
Il PdL cambia nome, poi no. Fa le liste civiche, poi fa quadrato intorno ad Alfano. Vuole meno Europa, poi vincono i partiti pro-euro in Grecia e decide che ci vuole più Europa, ma diversa, come vorrebbero in cuor loro i cittadini italiani, quelli che come me a dire il vero di questa Europa non ci capiscono più una mazza. Berlusconi rivoluzionava la televisione e la comunicazione italiana in tempi non sospetti e Tele+ 13 anni fa candidava virtualmente un Grillo già con la testa, azzardo io, al suo futuro M5S.
Berlusconi ha riempito con le chiacchiere il più grande vuoto della politica nostrana: la Destra. Lo diceva anche Vittorio Foa, antifascista di destra, orfano come altri di un partito borghese e liberale. La Destra vera (non i missini o i pidiellini) in Italia non è mai esistita: il pensiero di Cavour, Giolitti e Croce è lettera morta. E vivaddio il pensiero di Destra non mi appartiene ma ha la sua dignità, non sarebbe notevolmente più interessante e costruttivo discutere con un liberale vero che con un rottamatore del PD o con un iperdemocratico da tastiera?
Ma, mi si dirà, Destra e Sinistra non esistono più nel 2012, bisogna andare oltre, eh no, invece bisogna andare parecchio indietro, rivitalizzare il dibattito politico, ridare dignità al termine avversario. Siamo invece condannati a vedere l’inciucio cinguettante, i responsabili di ieri e di oggi che sacrificano l’ideale (che non hanno) per il bene del popolo (che si fa prendere per i fondelli).
Per questo Berlusconi e il berlusconismo non sono morti. Borsellino disse che il suo “stalliere” Mangano di cavalli non ne sapeva nulla. Il cavaliere invece se ne intende parecchio: noi siamo il cavallo che tira a campare, lui invece è l’erba che tanto prima o poi cresce.
Quando leggo su Berlusconi sento una specie di rigetto tipo vomito. Capisco che non è bello dirlo da uno come me che crede nella tolleranza, nella democrazia e nella costituzione. Ma è così.
Sì sì, andrò dallo psicologo o da un allergologo.
Ma quale potrebbe essere la cura?