Storie calabresi. Siamo a Piano Lago, frazione del comune di Figline Vagliaturo, provincia di Cosenza. Il tutto si svolge ieri, mercoledì 12 settembre.
Un ragazzo di 27 anni, con precedenti penali, entra in un negozio, si avvicina con fare minaccioso al proprietario. “Mi mandano gli amici di Cosenza“, esordisce. “Dammi quello che sai.“
I casi, ora sono due: o gli amici di Cosenza volevano tirargli un tiro mancino o non erano gli stessi amici, perché il negoziante, tutt’altro che intimorito, è saltato addosso al suo ipotetico strozzino, dandogliene di santa ragione.
Spaesato e incapace di reagire, il malcapitato riesce a liberarsi dalla furia del negoziante e scappa, ma viene inseguito dal negoziante, che lo raggiunge e ricomincia a picchiarlo a tutto spiano. Il tutto accade tra le urla di incoraggiamento della folla e degli altri negozianti che avevano già avuto a che fare con l’emissario degli “amici di Cosenza”.
Il caso ha voluto che ad assistere alla scena ci fossero due carabinieri fuori servizio, che hanno fermato il negoziante, che poi ha dichiarato ai giornalisti: “Poco mi importa, ora, di essere denunciato. Questo negozio è la mia vita. E io il pizzo non lo pagherò mai. Anche a costo di finir male. O in carcere.“
Bhè, che dire, al di là dell’episodio violento, se tutti i negozianti fossero così, la ‘ndrangheta in Calabria la farebbe decisamente meno da padrone.