Aveva ragione Vauro: oramai i giornali italiani non sono buoni nemmeno più ad incartarci il pesce. Non tutti, almeno, però è significativo che, a due settimane dal lancio della nostra petizione per intitolare una via/piazza/parco/bene ad Enrico Berlinguer in sette città (Torino, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo), nessun grande giornale ne abbia parlato.
Abbiamo tempestato di comunicati al riguardo tutte le redazioni dei giornali (attraverso i canali ufficiali o tramite singoli giornalisti della testata): il risultato è che solo Pubblico, di Luca Telese, ne ha parlato (e di questo ringraziamo l’ottimo e promettente Pasquale Videtta).
Corriere della Sera e La Repubblica non pervenuti (nel nazionale e nelle edizioni locali), e questo potevamo anche aspettarcelo. Ma da l’Unità e il Fatto Quotidiano un trafiletto almeno ci speravamo. Niente. Tutto tace. E dire che forse sarebbe anche ora di fare la resa dei conti in certe città con la figura di Enrico Berlinguer, sempre tirato in ballo quando c’è da prender voti e poi, quando c’è bisogno di riconoscergli qualcosa, sempre maltrattato e insultato per magnificare le fantastiche qualità di Bettino Craxi.
Piero Fassino, oramai quasi 10 anni fa, scrisse da segretario dei DS che Enrico era meno moderno di Craxi e quindi andava messo in soffitta: subissato dalle critiche, mise la retromarcia l’anno dopo nel ventennale della scomparsa, commemorandolo a Padova, parecchio ipocritamente.
Ora c’è Renzi, che ha dichiarato qualche mese fa di non volere nulla intestato a Craxi nella sua città, ma su Piazza Berlinguer non ha sciolto la riserva: semplicemente ha evitato la domanda. Forse qualche giornalista serio una domandina al riguardo, usando la petizione che abbiamo lanciato a Firenze, potrebbe fargliela: giusto per capire se la pensa come Enrico Letta, attuale vice-segretario del PD, che da candidato alle primarie nel 2007 dichiarò a “Sette” che non poteva dare un giudizio su Berlinguer e Craxi perché non li aveva conosciuti di persona.
L’unica risposta a questa censura diffusa che possiamo dare è questa: inondarli di firme, fare il passaparola, ampliare il network di persone che in queste città si riconoscono ancora nell’esempio politico, ideale e morale di Enrico. Dunque per forza di cose anche voi che state leggendo in questo momento, se avete amici, parenti, contatti in queste città, fateli firmare!
E se non ne avete, fate firmare lo stesso i vostri amici, perché tutte le firme che raccoglieremo, se saranno in misura sufficiente, le useremo per presentare la petizione nel vostro Comune di residenza, dopo che avremo ottenuto l’obiettivo nelle prime sette città.
Dateci una mano. Enrico si merita questo e altro (e ci arriveremo, poco per volta, state tranquilli).