“Renzi è bravo, parla come una persona di sinistra che non demonizza il capitalismo e non ha letto Marx, fortunamente.”
Ecco, basterebbero queste parole, pronunciate da Guido Roberto Vitale (finanziere di sinistra perché paga le tasse, ma è interessato al profitto, ipse dixit), per descrivere l’incontro tra l’alta finanza e Matteo Renzi avuto ieri a Milano.
Organizzato da Davide Serra (enfant prodige della finanza italiana, come lo definisce il Corriere), l’incontro, a porte chiuse, si è svolto alla fondazione Metropolitan. Quota di partecipazione: 1000 euro (inizialmente erano 5000). Una cena proletaria, insomma.
Banchieri, imprenditori, manager, tutto il mondo bocconiano in fila ad ascoltare Renzi: dal numero uno di Deutsche Bank Italia Flavio Valeri al presidente di Lazard e Allianz Italia Carlo Salvatori, passando per l’ex dg di Bpm Enzo Chiesa, Andrea Soro di Royal Bank of Scotland e l’amministratore delegato di Amplifon, Franco Moscetti. Da Firenze sono arrivati Jacopo Mazzei, presidente dell’Ente Cassa di risparmio di Firenze, Enzo Manes, presidente della Kme, e il finanziere Francesco Micheli.
Ai convitati un quadernino con 50 slide che descrivevano il dramma dell’Italia, messa peggio del “Messico” (vuol dire che per Renzi l’Italia sta diventando un narco-stato?). I guai? Mica nascono nella Prima Repubblica, ma nella Seconda.
Qualcuno si chiedeva chi finanzia e finanzierà Matteo Renzi: ora lo sappiamo.