La caratteristica nuova nella disoccupazione giovanile è che cresce la presenza di laureati e di diplomati, i quali rappresentano ormai, in alcune regioni del Nord, la quasi totalità dei disoccupati. Sono molti i giovani disoccupati, ma sono moltissimi anche quelli che trovano un’occupazione nel lavoro nero e precario. E ciò significa spesso, per centinaia di migliaia di giovani, una condizione di sfruttamento e comunque uno stato di incertezza per l’avvenire, che rende più difficile il rapporto con le organizzazioni del movimento operaio.
Era il maggio 1975, XIV Congresso del PCI. Enrico Berlinguer, parlando della questione giovanile, parla di quella che oggi, quasi quarant’anni dopo, Guy Standing definisce “la nuova classe esplosiva”, ovvero le masse di giovani precari. E’ da quell’anno che comincia tutto, con i primi timidi tentativi di globalizzazione per garantire maggiori profitti alle multinazionali.
E’ da quel momento che parte la corsa verso il basso di stipendi, diritti e tutele, che oggi spacciano come un fattore portante della modernità.
Berlinguer concludeva quel passaggio sulla questione giovanile con queste parole:
Certamente, noi non pensiamo di offrire alcuna consolatoria certezza ai giovani. Sono mentitori e demagoghi tutti coloro i quali offrono l’immagine di un facile cammino, di una felicità a portata di mano. Molte di queste posizioni, nate e cresciute nel disprezzo di ogni seria analisi della realtà, hanno fatto tragica bancarotta sino a recare con sé una catena di disperazione e di morte.
Non vi sono facili scorciatoie, né serve alcuna fuga dalla realtà. Ma non è certo il tempo, non è mai il tempo per rinunciare alla lotta, per chiudersi nel proprio particolare. È più che mai il tempo invece per riprendere fiducia e coraggio, per impiegare l’una e l’altro razionalmente, usando le armi della conoscenza storica e scientifica e lottando in modo organizzato.
Ecco, riprendiamo fiducia e coraggio e usiamo le armi che ci offrono conoscenza storica e scientifica, lottando in modo organizzato. E se anche verremo sconfitti, almeno potremo dire a chi verrà dopo di noi che almeno noi abbiamo LOTTATO.