Eccovi servita la resurrezione del Cavaliere. Quando ieri su facebook c’erano migliaia di commenti festanti e i più autorevoli (e tromboni) commentatori di Repubblica intonavano precipitosamente requiem, facendo la lista dei peccati del Cav, io così contento per la condanna a 4 anni per frode fiscale non ero.
Su facebook azzardavo l’ipotesi che il Cavaliere, già avvertito qualche giorno fa della sicura condanna dai suoi onorevoli avvocati, abbia fatto “il nobile” gesto semplicemente per poi rimangiarselo a condanna avvenuta.
Dopo un anno a parlare di economia, lavoro e privilegi di classe (e di casta), al PDL non sembra vero poter tornare a incentrare tutto il dibattito politico sulla oramai certa (per loro) persecuzione giudiziaria ai danni del Cavaliere. Il quale, grazie a questa ennesima grana giudiziaria (a cui si aggiungerà la condanna per il caso Ruby), ritroverà nuova linfa per massacrarci mediaticamente con la favola del giustizialismo e compagnia andante.
Saranno contenti i vari Di Pietro, che stavano scomparendo dall’agone politico dopo la sua caduta, e Il Fatto Quotidiano, in sofferenza di vendite dopo l’appiattimento su Grillo causa mancanza di materia prima da parte del Cav. Così come Michele Santoro, che ora potrà imbastire altre puntate su Berlusconi, qualora non ne avesse fatte abbastanza.
E l’economia? E i precari? E gli esodati? E il lavoro? La corruzione? Tutto archiviato: si ritorna ai vecchi film che hanno scandito la Seconda Repubblica.
Goodbye Lenin, titolava in maniera molto idiota il sito del PD. Ma anche no, gli ha risposto oggi il diretto interessato (Berlusconi, non Lenin).