Dunque, le elezioni in Sicilia le ha vinte il partito dell’astensione con quasi il 53% dei consensi. Rispetto al 2008, l’affluenza è crollata di oltre 20 punti percentuali. Questo è il primo elemento politico imprescindibile per poter fare qualsiasi analisi politica seria su questo voto.
Qualcuno dirà che quattro anni fa si votava in concomitanza con le politiche, che si aveva un giorno in più, ma a ben vedere sono scuse che reggono poco: la verità è che nessuna delle opzioni in campo ha veramente convinto i siciliani. Tant’è che moltissime sono state anche le schede bianche o nulle (più del 5% solo a Palermo).
Il Pd e l’Udc esultano, ma non si capisce bene perché: hanno perso una valanga di voti rispetto a 4 anni fa e Crocetta, che esce vittorioso dalla competizione, non ha la maggioranza per governare, a meno che non si accordi con Musumeci e Miccicché.
Se proprio si vuole trovare un vincitore di queste elezioni, questo è Beppe Grillo, il cui risultato non è nemmeno eclatante se contiamo l’astensione di massa: passando da un insignificante 1,76% ad oltre il 18, il M5S diventa il primo partito dell’isola e si conferma l’unica novità nel panorama politico siciliano (evidentemente i messaggi sul codice etico della mafia a qualcuno sono piaciuti).
Il PDL è scomparso, inghiottito dalla crisi del suo leader e quasi sicuramente del suo braccio destro imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, Marcello Dell’Utri: sono finiti i tempi dei 61 collegi a 0 del 2001, questo è sotto gli occhi di tutti.
La vera domanda è: che fine hanno fatto i voti di Cosa Nostra? È rimasta a casa, “ad osservare”, come ha detto Grillo, oppure ha votato per qualcuno? Il tracollo del PDL e la perdita di voti dell’UDC, che in questa legislatura ha avuto rappresentanza al Senato grazie ai voti di Cuffaro, in carcere per mafia, si sono tradotti in uno spostamento verso altre formazioni?
È ancora presto per dirlo. C’è però un precedente storico, che dovrebbe quanto meno mettere in allarme: quello delle politiche del 1987, quando i Corleonesi decisero di inviare un preciso messaggio alla Democrazia Cristiana, votando per il Partito socialista di Craxi. Infatti, il Maxiprocesso andava avanti e le promesse non erano state ancora mantenute (e non lo saranno, per questo verrà ammazzato Salvo Lima, vicerè andreottiano nella regione).
Che Cosa Nostra, oltre a controllare una parte dell’astensione, abbia votato M5S per dare un segnale? Chissà…
Certo è che di storico in questa pseudo-vittoria di Crocetta non c’è proprio un bel nulla: la coalizione che lo sostiene (e che nemmeno ha guadagnato una percentuale paragonabile a quella che prese Rita Borsellino nel 2006) è composta da Pd, Udc, Api, Psi, che in Sicilia fino all’altro giorno erano al governo con Lombardo. Non stona un po’ la figlia di Paolo Borsellino con il partito di Cuffaro? E Crocetta cosa farà per governare, si accorderà con Miccicché che vuole cambiare il nome all’aeroporto di Palermo, intitolato a Falcone e Borsellino?
Questa è una vittoria di Pirro: il dato politico evidente è che le cosiddette autonomie, in ogni ambito, generano disastri in un Paese che non ha ancora risolto da oltre duecento anni la Questione Morale, in quanto diventano semplici moltiplicatori di centri di corruzione e clientela. Una legge elettorale del genere è costruita apposta per favorire l’inciucio, il compromesso, l’opacità, gli accordi sotto-banco: roba che al confronto il Porcellum di Calderoli è grasso che cola.
In tutto ciò la Sinistra (quella di Vendola e Di Pietro) è ufficialmente morta e sepolta, per la gioia dei vari Renzi, Fioroni & Co., che non vedevano l’ora di poter intonare il de profundis e andare a braccetto con Casini per ricreare, de facto, la Democrazia Cristiana.
Le vittime di mafia, da Salvatore Carnevale a Pio La Torre, si stanno rivoltando nella tomba.