Il 9 giugno 2012, Nicola Mancino, ex ministro degli Interni ed ex presidente del Senato, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Palermo con l’accusa di falsa testimonianza nell’ambito delle indagini sulla trattativa tra Stato e mafia.
Ad oggi nulla è cambiato, la sua figura continua ad essere pienamente collegata alla cosiddetta trattativa. Nella giornata di ieri, il gup di Palermo, Piergiorgio Morosini, ha respinto la richiesta di stralcio presentata dai suoi legali. Mancino era presente in aula per l’udienza preliminare del processo.
I legali sostengono che la posizione del loro assistito non sarebbe collegata a quella degli altri undici imputati (tra cui boss del calibro di Riina e Provenzano, politici ed ex ufficiali dell’Arma accusati di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato).
Il pm Nino Di Matteo si è opposto alla richiesta dei difensori di Mancino, motivando una sovrapposizione complessa di giudizi e confermando la stretta connessione delle vicende contestate tra l’ex ministro e gli altri imputati.
La prossima udienza è fissata per il 20 Novembre, vedremo allora come sarà giudicata la posizione dell’ex ministro della Repubblica Italiana, una Repubblica che (troppe volte e troppo a lungo) ha chiuso gli occhi e ha smesso di leggersi dentro quel suo cuore ancora forte e vigoroso che ha per nome Costituzione.