Quella uscita dalle urne è una situazione che riflette lo stato del Paese. Niente è chiaro, tutto è diviso. Precedentemente avevamo parlato di agonia della Seconda Repubblica e, visti gli ultimi sviluppi, non possiamo che confermare questa situazione.
Alla Camera dei Deputati, il Partito Democratico ha la maggioranza e quindi l’indipendenza, ottenuta grazie ad uno 0,4% di vantaggio sul Popolo delle Libertà (percentuale che equivale ad una sconfitta). Inviterei i Deputati del PD ad evitare invettive contro l’odiato “porcellum”: la legge elettorale è pessima e va cambiata, ma se fosse stato altrimenti oggi il PD non avrebbe il 55% dei seggi alla Camera. Al Senato nessun partito ha un numero sufficiente di seggi per governare. A questo punto la situazione è di stallo totale.
Qui ritroviamo i rigurgiti della Seconda Repubblica: esponenti del PD invocano (sottovoce) un “governissimo” di responsabilità nazionale con il PdL, incuranti della perdita di voti catastrofica cui andrebbero incontro; Grillo vorrebbe proprio questo, così da incassare i consensi fuoriusciti dal PD; il Segretario Bersani tende la mano al Movimento 5 Stelle chiedendo serietà, di tutta risposta Grillo gli dà della “faccia di culo”; Casaleggio si dice “fuori dal processo di consultazioni” da parte del Presidente della Repubblica per l’incarico governativo, dunque il M5S vuole governare da solo, senza altri partiti.
Il Paese langue, necessita di riforme e interventi drastici per il lavoro e l’economia. Quella attuale potrebbe essere l’occasione giusta per fare delle leggi serie contro la corruzione e l’evasione fiscale, sul conflitto di interessi, sul lavoro e in materia fiscale per le aziende soffocate dalla crisi. Queste leggi potrebbero essere condivise sia dal PD che dal M5S ma le logiche della Seconda Repubblica hanno segnato profondamente tutto e tutti.
Le riconosciamo nelle trame di palazzo all’interno del PD, nel populismo urlato e volgare tipo “B Movie” anni ’80 del M5S, nelle sue promesse mirabolanti di essere la panacea del Paese che tanto, troppo, portano alla mente le promesse del “Presidente Operaio” della prima Forza Italia. Per dare una svolta all’Italia e superare le dinamiche che ci hanno portato alla rovina, occorre andare oltre le contrapposizioni degli ultimi 20 anni, altrimenti non si uscirà mai dalla Seconda Repubblica. Questo, i partiti eletti in parlamento, non riescono a capirlo. Anche (sopratutto) chi si propone come il nuovo, è inchiodato alle logiche individualistiche e ai tatticismi da partito navigato.
La mia opinione forse è affrettata, forse Grillo sbraita soltanto per alzare la posta in gioco per essere sicuro che il programma del suo partito venga realizzato. Attendiamo le consultazioni del Presidente della Repubblica, nella speranza che questa non sia un’occasione sprecata perchè è da 20 anni che l’Italia aspetta un futuro migliore.
è il Pd che deve adeguarsi e cambiare
no e’ grillo che deve cambiare vuole il trono nerone
eh già.