di Pierpaolo Farina
L’amarezza per la mancata elezione di Stefano Rodotà è un film già visto, una (brutta) riedizione andata in scena 21 anni fa, quando Giorgio Napolitano (definito allora “l’anziano leader migliorista”) fu preferito all’allora Presidente del PDS per la terza carica dello Stato.
In questi giorni eravamo passati dalla terza alla prima, ma la sostanza non cambia. Con una decisione unica nella storia della Repubblica, il Partito Democratico, per salvare se stesso, come ha candidamente ammesso Piero Fassino, ha rivotato Napolitano, il quale darà molto probabilmente un incarico a Giuliano Amato. Il perché Rodotà sia così poco amato dalla dirigenza PD è presto detto: non è persona da piegarsi a ricatti e a partecipare ai giochetti della vecchia politica.
Matteo Renzi si prepara a prendersi il PD con i voti dei cacicchi dalemiani, con un’insolita (e indecente) alleanza che la dice lunga sui veri propositi rottamatori del pupo fiorentino. Sono curioso di vedere a quali giravolte assurde si sottoporranno i rispettivi sostenitori, che fino all’altro giorno se ne dicevano di cotte e di crude.
Resta l’amarezza per quelle 60mila firme raccolte in 3 giorni e ignorate dai campioni della democrazia nostrana, i quali, però, nei vari salotti ci appioppavano gli epiteti peggiori (brigatisti, estremisti e via discorrendo). Senza contare la marea di bugie e falsità vomitate addosso a Stefano Rodotà dai giornali, a cui oggi ha risposto su Repubblica.
Se potessimo tornare indietro, a quando lanciammo la prima petizione subito dopo le elezioni, quando gli stessi che oggi acclamano Rodotà in piazza ci dicevano “è troppo vecchio”, “è una mummia”, “meglio la Bonino”, rifaremmo tutto, per filo e per segno. Perché le battaglie giuste si fanno anche quando si rischia di perderle, perché anche nella sconfitta si vince l’unica battaglia che vale la pena di vincere: quella di fronte allo specchio ogni mattina.
Il meteo titola: “Se ne va la primavera dall’Italia“. Piove, in tutti i sensi, sul nostro paese. Anche a Madre Natura fa schifo questo Paese e la sua classe dirigente.