Era il 24 settembre 2012 quando venne ufficializzato il concorso a cattedra nella scuola pubblica e dopo 14 anni molti insegnanti potevano ambire ad una cattedra. La notizia data dall’allora ministro dell’istruzione Francesco Profumo veniva presentata come una svolta epocale: il Governo Monti dava stimolo all’occupazione, almeno è quello che si voleva far credere. A partecipare furono in 326.459 per 11.542 posti banditi. Una goccia nel mare. Si sono susseguite: una preselezione con quiz, una prova scritta e una orale, arrivando progressivamente al numero dei posti a bando. Ma è davvero così?
Ai primi di ottobre 2013 la situazione è che restano ancora aperte: 13 procedure in Toscana, 16 nel Lazio, 4 in Sicilia, 4 in Calabria, 1 in Veneto. Ne consegue che risultano vincitori 8.303 candidati, quindi si immagina che il 72% dei posti banditi siano stati assegnati. Invece non è così. Degli 8.303 solo 3.255 (il 28% del totale dei posti banditi) sono stati immessi in ruolo ad agosto dopo il via libera da parte del Consiglio dei ministri (qui gli ultimi dati sui vincitori del concorso), per il resto non è dato sapere quando e se verrà assunto. Il Governo dichiara che le restanti assunzioni avverranno nei prossimi anni, e come risposta è una ben magra consolazione per chi ha superato tre livelli di concorso e magari, oltre ad aver investito tempo e denaro nella preparazione, sperava di uscire dalla condizione di precariato in cui si trova.
Orizzonte Scuola traccia un profilo dei vincitori di questo concorso. Su 8.303 vincitori, 5.733 (il 69%) risultano essere iscritti in una Graduatoria ad esaurimento. In poche parole si parla di precari “storici” della scuola, di fatto sono quelli che vanno a costituire la metà degli insegnati reclutati ogni anno. Il sindacato ANIEF denuncia che questi supplenti avrebbero dovuto essere stabilizzati sulla base della direttiva europea 1999/70/CE che obbliga lo Stato ad assumere i lavoratori con almeno tre anni di servizio anche non continuativo alle spalle.
Cosa possiamo concludere da questa fotografia? Un bel guazzabuglio all’italiana. Sembra che questo concorso sia stato solo fumo negli occhi, qualcosa da dare in pasto all’opinione pubblica così da far credere che il “Governo dei tecnici” aveva a portata di mano le ricette per risollevare il Paese. Quale migliore vetrina se non quella di un concorso pubblico nella scuola? In realtà, ad oggi, sono stati assegnate soltanto il 28% delle cattedre bandite, molte delle quali saranno occupate da precari che sarebbero dovuti essere stabilizzati molto tempo fa o che comunque sarebbero stati immessi in ruolo in quanto inseriti in Graduatoria ad esaurimento. D’altronde siamo abituati in Italia a vedere come il diritto al lavoro sia usato come merce per fare propaganda, dimostrando come tutta l’attuale classe politica sia completamente scollegata dal Paese reale.
Peggio ancora quando si parla di scuola, il tempio dove si formano i futuri cittadini.