Parma, la città che ha scelto le 5 stelle. Eppure, oggi, quelle stelle sembrano un po’ meno brillanti, un po’ più politicanti, un po’ meno illusorie. Perchè quando non vengono mantenute le promesse fatte in campagna elettorale, poi i cittadini – legittimamente – qualche domanda se la fanno. E qualche risposta se la danno.
Stiamo ai fatti: durante la campagna elettorale Beppe Grillo, in un comizio assieme al futuro sindaco di Parma, dice che “se vogliono (i poteri forti, ndr) accendere l’inceneritore, dovranno passare sul cadavere di Pizzarotti”. A quanto pare il buon Pizzarotti deve avere un’ottima resistenza fisica, anche perchè l’inceneritore – da più parti giustamente tacciato di nocività – è attivo, eccome.
A questo fatto non proprio edificante si sono aggiunti, nel corso dell’attività della giunta Pizzarotti da un anno e mezzo a questa parte, i tagli alla cultura (specie a un’eccellenza come il Teatro di Parma) e l’aumento esponenziale delle tasse (fecero particolarmente discutere quelle, alzate al massimo, sulle rette degli asili nido).
Qualche giorno fa la goccia che ha fatto traboccare il vaso non solo tra gli elettori che avevano dato la propria fiducia al MoVimento di Grillo e Casaleggio, ma anche tra alcuni eletti pentastellati nel Consiglio comunale. Nodo del contendere, una delibera presentata da Michele Alinovi, assessore ai Lavori pubblici: un progetto di “riqualificazione” di un’area abbandonata di via Piacenza, nella zona Efsa, dove dovrebbe sorgere anche il nuovo centro islamico, che prevede la realizzazione di edifici residenziali e negozi da parte di privati. Chi avesse voglia di verificare i contenuti della proposta della giunta Pizzarotti, è caldamente invitato a seguire il resoconto audio e video della seduta del 22 ottobre scorso a partire dal minuto 03:37:20 in poi.
Nei fatti si tratta di una nuova cementificazione di un comune già disastrato (economicamente e ambientalmente) a tutto favore dei costruttori privati. Tutto ciò in pieno contrasto con il programma Cinque stelle. Questo vero e proprio scempio urbanistico si aggiunge a quelli già approvati dalla giunta pentastellata, eredità della giunta dell’ex sindaco Pietro Vignali, del PdL: un’area di 9mila metri quadrati per il Decathlon, un nuovo quartiere residenziale di 11mila in via Budellungo, un polo sanitario privato in via XXIV Maggio al posto degli ultimi campi di grano nella prima periferia urbana.
Tutte scelte obbligate, a detta dell’assessore Alinovi, ma nei confronti delle quali alcuni consiglieri in passato avevano già espresso non poche perplessità. Anche perchè il Comune aveva detto che il progetto non sarebbe stato approvato: parole, parole, parole; peccato che alla prova dei fatti l’area sia stata cementificata senza sconti.
L’ultimo progetto di cementificazione varato dalla giunta Pizzarotti, ossia l’area di viale Piacenza, è diventata pertanto simbolo di un governo cittadino che sempre più spesso dice una cosa e fa l’esatto opposto. Ma il problema non si ferma al mero dato della cementificazione in sè: esiste un problema in parte ancor più grave riguardante la mancanza di chiarezza e trasparenza negli accordi tra Comune e privati e su eventuali irregolarità dell’operazione, come sottolineato dai consiglieri di opposizione (Pd, Udc e Liste civiche).
Il consigliere Nicola Dall’Olio (PD) critica aspramente le modalità di presentazione della delibera: “Ciò che non si dice nel comunicato è che la delibera su cui è venuto a mancare il numero legale era accompagnata da una nota del segretario comunale, alquanto inusuale, per non dire senza precedenti, nella quale erano espressi rilievi sull’appropriatezza del procedimento e degli impegni contenuti nell’atto, tali da suscitare dubbi sulla legittimità dello stesso. Per questa ragione l’opposizione tutta e in particolare il PD, oltre ad avere criticato nel merito un provvedimento che impegnava a modificare gli strumenti urbanistici generali per concedere e monetizzare un ampliamento volumetrico di uno specifico comparto (area ex AMNU di Viale Piacenza), ha chiesto che la delibera fosse ritirata”. Qui il link delle dichiarazioni di Dall’Olio. Più cauto il consigliere comunale Elvio Ubaldi, della lista civica centrista Civiltà Parmigiana: “Per correttezza e trasparenza occorre mandare tutti gli atti agli organi di tutela”.
La delibera, arrivata in consiglio comunale, ha creato una frattura nella maggioranza Cinque stelle. Nonostante le dichiarazioni favorevoli al progetto, al momento della votazione alcuni consiglieri si sono astenuti; altri proprio non si sono presentati; altri ancora, come la consigliera del Movimento Barbara Cacciatore, hanno abbandonato l’aula. A testimonianza dell’assenza di quattro consiglieri comunali pentastellati si può notare come, quasi al termine della seduta, accanto a un timido Roberto Furfaro che prende parola a nome del M5S per sottolineare la bontà del piano di cementificazione della città, vi sia più di una poltrona pentastellata vuota. Così in consiglio comunale è saltato il numero legale. La delibera non è stata approvata e dovrà tornare ad essere discussa in commissione.
In un simile clima di tensione e tra gli imbarazzi del sindaco Pizzarotti e dell’assessore Alinovi, il Movimento 5 stelle ha convocato una riunione d’urgenza della maggioranza. Poche ore dopo la spiegazione è arrivata per mezzo di una nota, che nega che ci siano rotture all’interno del gruppo, cercando di scaricare la colpa sull’opposizione per la mancata approvazione del piano di cementificazione di 11000 metri quadri nel Comune emiliano. Una colpa esecrabile, davvero.
All’indomani della mancata votazione, sia il sindaco Pizzarotti sia l’assessore Alinovi hanno cercato di stemperare la situazione, definendo il caso “un incidente di percorso” e ribadendo l’intenzione di riportare in consiglio la delibera senza modificarla nella prossima seduta. Della serie, non c’è scampo: la cementificazione va fatta.
Viene da chiedersi quanto convenga ad un Comune come Parma, lasciato dalle destre in una situazione finanziaria disastrosa, spendere il denaro dei cittadini per un’ambiziosissima e inutile “grande opera”, come la costruzione di un Polo ospedaliero da affidare a qualche imprenditore della sanità (quelli che la crisi non la sentono) invece che dedicarsi ad un piano di investimento delle poche risorse pubbliche per sostenere le fasce deboli come i pensionati e i lavoratori.
Vale ancora, con sempre più forza, la lezione di Enrico Berlinguer: non si può, mai e poi mai, risanare un Paese (e questo vale anche per una città) sulla pelle dei lavoratori, lasciandoli soli, sprecando invece ingenti risorse in opere assolutamente obsolete ed ecologicamente degradanti. Quanto serve ai cittadini di Parma una nuova ondata di cemento e affaristi dell’edilizia? Quanto serve a Parma togliere spazio all’agricoltura e donarlo, o forse svenderlo, a una grigia colata di asfalto e debiti?