In tempo di crisi, dove la disoccupazione aumenta e i consumi calano, bisogna dare impulso all’economia promuovendo il Made in Italy nel mondo. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Quando si nomina il Made in Italy si pensa all’eccellenza manifatturiera, alla moda, ai prodotti di qualità agro-alimentare, ultimamente anche alla ricerca e sviluppo nel campo delle energie rinnovabili. Nessuno penserebbe alle armi, né tantomeno che queste vengano promosse dalla Marina italiana in un tour che comprende Paesi dove la democrazia non è di casa, anzi, in alcuni casi si tratta di vere e proprie dittature.
L’operazione si chiama “Sistema Paese in movimento” e le finalità sono di “missione umanitaria e di promozione all’estero del Sistema Italia” come è specificato sul sito della Marina Militare. L’itinerario sarà: Arabia Saudita, Djibouti, Oman, Qatar, Kuwait, Kenya, Madagascar, Mozambico, Sud Africa, Angola, Congo, Nigeria, Ghana, Senegal, Marocco e Algeria. Gli sponsor della missione sono le industrie: Beretta, Gruppo Ferretti, Blackshape, Federlegno Arredo, Elettronica, Intermarine, Mermec Group oltre alla Finmeccanica in toto che esporrà sul ponte della portaerei Cavour i suoi ultimi prodotti militari. Sarà come una fiera delle armi itinerante per far vedere a Paesi poco stabili e con conflitti interni quanto siamo bravi a costruire armamenti.
Il Ministro della Difesa Mauro ha subito precisato che lo scopo della missione non è la vendita di armi e che quest’ultima avviene “sempre nel rispetto delle convenzioni internazionali, e in particolare del trattato Onu sul commercio delle armi, recepito nelle scorse settimane dal Parlamento”. Ineccepibile, nessuno qui insinua il dubbio che la Marina Militare venda armi a Paesi di dubbia democrazia dove i diritti civili non sono di casa. Quello che indigna è che si usino le Forze Armate nazionali per fare da palcoscenico a industrie private belliche, oltre al fatto che ritengo eticamente immorale il promuovere la vendita di armi da parte di un corpo dello Stato. Inoltre “l’Italia ripudia la guerra” secondo la Costituzione, allora perché organizza una fiera itinerante di armi? Il tutto è imbastito come “assistenza umanitaria e supporto alla politica estera nazionale”: non è che mettendo a bordo una Onlus e la Croce Rossa, si cancelli il fatto che industrie belliche abbiano l’opportunità di far conoscere i loro strumenti di morte a potenziali acquirenti, per di più se tra questi ultimi ci sono Nazioni in cui vige un sistema dittatoriale.
Quando in futuro vedrete immagini di massacri e popolazioni in fuga dalla guerra, sappiate che, in parte, è per “promuovere il sistema Paese”.