#Vendola, #Cancellieri e la #QuestioneMorale

La Questione Morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico.

Chiunque si sia accostato, nel corso della sua vita, alla politica, ha letto o sentito almeno una volta queste parole di Enrico Berlinguer. Fanno parte della famosissima intervista rilasciata dall’allora segretario del PCI ad Eugenio Scalfari nel 1981, quella della “Questione Morale”, per capirci, il suo contributo più conosciuto, purtroppo (e dico purtroppo perché su Berlinguer ci sarebbero tantissime altre cose da sapere, e anche perché sarebbe bello non esistesse alcuna questione morale da risolvere), che portò il tema al centro dell’attenzione nazionale (nonostante Berlinguer ne parlasse già dal ’74).

Mi pare perfino superfluo far notare quanto queste parole siano attuali e quanto lo siano, in particolare, proprio in queste ultime settimane, con i casi del ministro Cancellieri e del governatore Vendola. Si dirà, e molti l’hanno detto: “Ma che c’entra la Questione Morale? Vendola e la Cancellieri non hanno fatto, in queste particolari occasioni, nulla di penalmente rilevante, non hanno commesso reati!”. Vero, ma non è sufficiente.

Sì, perché la moralità di chi detiene cariche pubbliche, o di chi in generale fa politica a qualsiasi livello, deve andare al di là del semplice “tenersi fuori dai guai”. Chi rappresenta le istituzioni non può avere debiti di gratitudine (nell’esercizio delle sue funzioni pubbliche, quantomeno) nei confronti di chicchessia, non dovrebbe nemmeno, in teoria, avere amicizie “pericolose”, non dovrebbe, in sostanza, essere in alcun modo ricattabile.

L’errore commesso dal governatore della Puglia non sta in quelle risate, che sono più che altro stupide (e che il Fatto Quotidiano ha usato in modo indegno, associandole ai tumori provocati dall’Ilva), non sta nemmeno nell’aver detto ad Archinà di riferire a Riva che “il presidente non si è defilato”, no, l’errore è a monte. Mi spiego meglio: ovviamente questi comportamenti sono censurabili e da censurare, ma la domanda da porsi non dovrebbe essere “Perché il governatore della Puglia ride e scherza con Archinà?”, ma Perché il governatore della Puglia chiama uno stretto collaboratore dei Riva, personaggio tutt’altro che raccomandabile?”.

Lo stesso discorso vale anche per Anna Maria Cancellieri. Analizziamo i fatti: un’anziana signora chiama una vecchia amica e le promette di fare il possibile per aiutare la figlia in un momento di difficoltà. Ecco, peccato però che l’anziana signora sia un ministro della Repubblica, che la vecchia amica sia la moglie di un delinquente e che le difficoltà della figlia consistano nell’essere carcerata (oltre a delle oggettive sofferenze fisiche, che non risultano però determinanti nel tema qui trattato). A questo si aggiunga poi la gravità del fatto che Cancellieri ha mentito al Parlamento  riguardo ulteriori telefonate avvenute tra lei e componenti della famiglia Ligresti. La difesa del ministro è stata: “La mia influenza ed il mio intervento non hanno avuto alcuna rilevanza nella scarcerazione di Giulia Ligresti”. Giustificazione che lascia il tempo che trova, perché, anche in questa situazione, la colpa della Guardasigilli è precedente a tutto ciò: la colpa di Cancellieri è di aver offerto il proprio aiuto ad una detenuta, nonostante, in qualità di ministro della Giustizia, su di lei gravi la responsabilità per la situazione di tutti i carcerati.

A seguito di questi eventi si è avuto una riacutizzazione delle polemiche, di berlusconiana memoria, riguardo il tema della limitazione delle intercettazioni telefoniche. A riguardo, mi permetto di ricordare che quel signore di cui abbiamo parlato in precedenza, tale Berlinguer Enrico, fu vittima di un’opera di dossieraggio da parte del SISDE, su ordine del Presidente del Consiglio Bettino Craxi. E perché Craxi non usò questo dossier contro il PCI ed il suo segretario?, vi chiederete. Semplice. Perché Enrico Berlinguer aveva le mani pulite.