L’anarchismo è vivo e lotta insieme a noi. Dalle lotte No Tav in Italia alle proteste di Occupy Wall Street negli Stati Uniti, la bandiera rossonera dell’anarchia è tornata decisamente in auge negli ultimi anni. Coloro i quali pensavano che gli ideali propugnati dai pensatori libertari fossero morti e sepolti si sono decisamente sbagliati.
Una questione fondamentale, però, è stata al centro di molte discussioni negli ultimi tempi. Le teorie dell’anarchismo “classico” sono ancora attuali oppure è necessario costruire una piattaforma libertaria moderna adatta al XXI secolo che stiamo vivendo? Negli U.S.A. si è recentemente sviluppata una corrente di pensiero “post-anarchica”, la quale sostiene che sia necessario abbandonare in larga parte il “catechismo anarchico tradizionale” e cercare di immaginare un nuovo anarchismo, capace di proporre soluzioni applicabili all’interno delle società contemporanee.
Il filosofo francese Michel Onfray ha deciso di accettare la sfida lanciata dalla scuola post-anarchica americana ed ha scritto un libro, intitolato “Il post-anarchismo spiegato a mia nonna” e pubblicato in Italia dalla casa editrice libertaria “elèuthera”. Michel Onfray è una delle voci più interessanti presenti nel panorama filosofico contemporaneo. Nel 2002 ha fondato a Caen una “Università popolare”, nella quale vengono tenuti corsi gratuiti di filosofia, di storia, di letteratura, di storia dell’arte e di altre discipline umanistiche e scientifiche. Onfray, edonista e ateo convinto, ha scritto inoltre una “Controstoria della filosofia”, nella quale vengono attaccati due mostri sacri come Platone ed Hegel a vantaggio dei pensatori cinici ed epicurei dell’antichità e di quelli materialisti della modernità, ed un celebre “Trattato di ateologia”, nel quale ha cercato di demolire le basi delle tre religioni monoteiste che ammorbano l’umanità da moltissimi secoli a questa parte.
In “Il post-anarchismo spiegato a mia nonna”, Onfay dichiara di essere d’accordo sul fatto che sia necessaria una revisione profonda degli schemi mentali adottati tradizionalmente dai militanti libertari. “Gli anarchici istituzionali amano la liturgia, recitano il catechismo, si genuflettono davanti ai sacri testi delle loro biblioteche e coltivano la ferrea certezza che le soluzioni per il ventunesimo secolo si trovino in scritti coevi all’invenzione della macchina a vapore. In una Francia dove lo Stato non esiste più, dove la religione cattolica non detta più legge, dove la nazione viene assimilata al nazionalismo, quindi alla guerra, in un mondo che ha visto i campi di concentramento nazisti e comunisti, la bomba atomica e l’inquinamento globale, la rivoluzione informatica e le catastrofi nucleari, ci si può ancora accontentare del corpus canonico? No. Bisogna inventare, aggiungere, creare oggi nuove possibilità di pensiero libertario”, scrive Onfray. In seguito, il pensatore francese si scaglia contro quelli che definisce “i dogmi dell’anarchismo”. Il dogma principale criticato da Onfray è quello che prevede l’astensionismo in occasione di qualsiasi consultazione elettorale. Ma è intelligente astenersi quando sulla scheda elettorale sono presenti partiti o candidati che hanno adottato un programma elettorale molto vicino agli ideali del socialismo libertario? È utile restare a casa quando, attraverso il proprio voto, “è possibile contribuire a stabilire un equilibrio politico tra le forze in campo che forse non sarà l’ideale, ma magari sarà più favorevole all’ideale libertario? Ecco alcuni esempi concreti: il divieto del lavoro infantile, l’abolizione della pena di morte, la legalizzazione dell’aborto, la copertura sanitaria dell’interruzione volontaria di gravidanza, la riduzione dell’orario di lavoro, l’estensione dei diritti sindacali, il riconoscimento del reddito minimo di cittadinanza, delle unioni civili, del matrimonio omosessuale, dell’omoparentalità”? Secondo Onfray, in questi casi, astenersi è decisamente controproducente.
Se recarsi alle urne è un fatto che spesso non va stigmatizzato, nella visione politica del filosofo francese anche il dogma dell’essere a priori “contro lo Stato” è ormai desueto. Nel libro di Onfray possiamo trovare un pensiero molto simile a quello espresso in una frase pronunciata negli anni Trenta dall’anarchico italiano Camillo Berneri: “La società anarchica è religione, lo stato libertario è politica”. Secondo Onfray, quindi, combattere a priori le strutture statali è del tutto inutile e gli anarchici dovrebbero pertanto operare alla luce del sole, a partire dal territorio nel quale risiedono, per dare vita ad iniziative libertarie simili a quella che il filosofo francese ha portato avanti in prima persona a Caen.
La lettura del libro di Onfray è dunque illuminante per poter comprendere che un nuovo anarchismo, capace di attecchire nei tempi che stiamo vivendo, è possibile.