L’UE è al collasso e le elezioni europee in programma per il prossimo 25 maggio rappresenteranno un vero e proprio bagno di sangue per le forze politiche tradizionali. I benpensanti del Vecchio Continente continuano a straparlare contro il pericolo rappresentato dai “populismi” di estrema destra e di estrema sinistra, ma non si sono minimamente accorti del fatto che l’intera costruzione istituzionale europea annovera numerosissime falle. Basti pensare per esempio all’euro, la prima valuta nella storia dell’Europa moderna che non ha alle proprie spalle né un governo né una banca centrale autorizzata ad essere il prestatore di ultima istanza per le istituzioni pubbliche in difficoltà. I Paesi dell’area meridionale del continente sono precipitati in una crisi senza fine, ma a Bruxelles, a Strasburgo ed a Francoforte tutto va avanti come se nulla fosse. “Chi è causa del suo mal pianga se stesso” è un proverbio che tornerà dunque di stretta attualità quando verranno resi noti i risultati elettorali dei partiti che siedono nelle cancellerie europee.
Da pochi giorni è uscito nelle librerie italiane un saggio intitolato “Cosa vuole l’Europa?” (ombre corte). Questo volume è stato scritto a quattro mani dal celebre filosofo sloveno Slavoj Žižek e dal meno noto pensatore croato Srećko Horvat. Inoltre, la prefazione di questo libro è stata redatta da Alexis Tsipras, il leader greco del partito progressista Syriza. “Cosa vuole l’Europa?” potrebbe essere riassunto con queste parole: c’è del marcio a Bruxelles, i partiti di governo di centrosinistra e di centrodestra hanno miseramente fallito, ma non possiamo lasciare delle praterie per le formazioni politiche neofasciste e dobbiamo pertanto favorire l’ascesa di una sinistra radicale capace di proporre soluzioni nuove per il Vecchio Continente. L’esperienza di Syriza è importante e può essere utile per tutti i Paesi europei.
I due autori individuano inoltre nella sospensione della democrazia uno dei problemi principali del nostro tempo. In seguito agli anni compresi nel trentennio 1945-1975, soprannominati “i trenta gloriosi” dallo storico marxista britannico Eric J. Hobsbawm, la convivenza tra il capitalismo e le istituzioni democratiche è entrata ufficialmente in crisi ed in questo primo assaggio del XXI secolo stiamo assistendo ad un vero e proprio divorzio tra queste due realtà. Žižek e Horvat scrivono che “la domanda da porre è: se l’Europa è in graduale declino, chi sta rimpiazzando la sua egemonia? La risposta è: il capitalismo con valori asiatici, che ovviamente non ha nulla a che vedere con il popolo asiatico e invece tutto con l’evidente tendenza del capitalismo contemporaneo a sospendere la democrazia”. Questo attacco alle istituzioni democratiche è evidente ed il “caso greco” è particolarmente emblematico. La Grecia, scrivono gli autori, “è uno dei principali terreni di prova di un nuovo modello socio-economico dall’applicazione potenzialmente illimitata: una tecnocrazia depoliticizzata in cui i banchieri e altri esperti sono autorizzati a demolire la democrazia. Salvando la Grecia dai suoi cosiddetti salvatori, noi salveremo la stessa Europa”.
Per analizzare l’imposizione delle misure economiche di austerità nell’antica Ellade, Žižek e Horvat ricorrono alla psicologia. “Ricordiamo la continua pressione dell’Unione Europea sulla Grecia per implementare le misure di austerity: questa pressione si adatta perfettamente a ciò che nella psicanalisi si chiama superego. Non è un vero e proprio agente etico, ma un sadico che bombarda il soggetto di domande impossibili, godendo oscenamente del suo fallimento nel realizzarle. Il paradosso del superego è che, come Freud ha visto chiaramente, più obbediamo alle sue richieste, più ci sentiamo in colpa. Immaginiamo un insegnante vizioso che dà ai suoi alunni compiti impossibili, poi sadicamente li irride quando vede la loro ansia e il loro panico. È questo a essere tremendamente sbagliato nelle domande/comandi dell’Unione Europea: non danno una possibilità alla Grecia, il fallimento greco è infatti parte del gioco. L’obiettivo dell’analisi politica ed economica consiste quindi nello sviluppare strategie su come uscire da questo circolo infernale del debito e della colpa”.
Syriza si oppone da molto tempo ai programmi criminali imposti alla Grecia dalla Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale). Nel 2012, grazie al suo programma elettorale chiaramente di sinistra e grazie alla leadership carismatica di Alexis Tsipras, Syriza è riuscita inoltre a diventare la seconda forza politica ellenica e potrebbe essere il partito più votato in occasione delle prossime elezioni europee. Tsipras ha affermato con nettezza che è necessario un vero e proprio “piano Marshall” per i Paesi dell’area mediterranea e che lo smantellamento progressivo dello stato sociale a livello europeo deve essere fermato. “Dopo la crisi del 2008 il sistema è collassato, esibendo tutta la sua ostilità nei confronti della società. Non possiamo andare avanti così. L’Europa o sarà democratica e sociale o non sarà”, scrive il leader di Syriza nel libro. A differenza dei partiti che negli ultimi anni si sono collocati nell’area della sinistra radicale, Syriza è riuscita ad avere un amplissimo seguito popolare e “Cosa vuole l’Europa?” si conclude quindi con queste parole di Slavoj Žižek rivolte ad Alexis Tsipras: “vi ammiro. Avete una possibilità unica. Io sono ateo, ma come ateo vi dico che tutte le nostre preghiere sono per voi”. Ogni tanto pregare non fa poi così male…