Com’era prevedibile, il successo di critica per il film di Veltroni su Berlinguer non è piaciuto agli storici avversari (soprattutto a sinistra) dell’ex-segretario del PCI. Nella lunga sequela di volgari attacchi poteva mancare quello di Giampaolo Pansa, il campione del revisionismo dell’utra-destra, riciclatosi come tale perché privo di audience a Sinistra? Ovviamente no.
Sprezzante, l’ex-editorialista ha affermato su Libero: “A Matteo Renzi non servirebbe rottamarlo. Del resto, i giovani di oggi non sanno più chi sia questo politico sardo che si è trovato al centro di mille tempeste. Per fortuna, esistono ancora i vecchi cronisti, come il sottoscritto. Veltroni dovrebbe ringraziarci uno per uno poiché diamo un senso alla sua nuova vita da regista di documentari.” Già un’altra pseudo-giornalista, che nella sua biografia si definisce fieramente “craxiana”, aveva espresso un concetto simile su La7, affermando che “già adesso Renzi ha fatto molto più di quanto abbia fatto in tutta la sua vita Berlinguer, se fosse ancora vivo Renzi lo rottamerebbe.” Non si hanno più sue notizie, evidentemente qualcuno in studio ha ordinato un necessario TSO.
Ma tornando a Pansa, chissà che giovani frequenta lui. Non può certo immaginare, nella sua autoreferenzialità, che esiste una web-community fondata cinque anni fa da ventenni che conta oggi quasi 400mila iscritti, di cui un terzo sono sotto i 30 anni. Più che dare un senso alla nuova vita di Veltroni, Pansa dovrebbe decidersi a dare un senso alla sua: è una decina d’anni che ci prova, ora non vorrà mica diventare l’idolo degli anti-berlingueriani (dopo essere diventato il “santino” dei fascisti).
Dopo aver messo in bocca a Tatò parole volgari (essendo morto da 25 anni, nessuno può replicare), il “vecchio cronista” smentisce anche se stesso e le sue versioni sulla nota intervista sulla Nato di Berlinguer. Ma del resto, siamo abituati al personaggio. Sostiene poi che Berlinguer non abbia mai giocato a calcio: e dire che è famosa la partitella davanti al ministero degli esteri con suo figlio Marco e i membri della scorta con altri ragazzi (avevano sempre il pallone in macchina per fare un partitella, ha raccontato Menichelli, il suo capo-scorta). Ma se anche fosse, è curioso come il non aver mai giocato a calcio influisca sulla grandezza politica di qualcuno.
Si mettano il cuore in pace, i “vecchi cronisti” alla Pansa: possono vomitare bile dalla mattina alla sera, ma non riusciranno mai a cancellare l’affetto, la stima e la grandezza di Enrico Berlinguer. Anche perché una nuova leva di “berlingueriani” è cresciuta e sta crescendo. Un consiglio: si sciacquino la bocca prima di parlare di Berlinguer. Anche solo per il fatto che lui, a differenza loro, ha potuto guardarsi allo specchio senza vergognarsi nemmeno un secondo di quel che era e di quel che faceva.
E poi si metta il cuore in pace in particolare Pansa: a 30 anni dalla sua morte, di lui ci si ricorderà solo per l’intervista a Berlinguer sulla Nato. Perché altro non ha fatto di eclatante in vita sua.
Sul sito http://www.iskrae.eu/?p=14712 con il titolo “L’11 giugno 1984 moriva Enrico Berlinguer. Vogliamo ricordarlo veramente…”è stata lanciata una proposta ai partiti di mobilitazione. Non sarebbe male dare seguito cercando, magari, di concrettizzarla. Voi cosa ne dite?