Ora anche basta. Non tanto per le valanghe di fango che stanno scaricando sulla figura di Enrico Berlinguer (visti gli artefici, si schivano facilmente e si rimandano al mittente), quanto alle balle che mettono in circolazione sul suo conto.
Oramai è un continuo, per dimostrare l’ottusità e finanche il cattolicesimo dell’ateo Berlinguer, fare riferimento a quell’UNICA volta in cui il leader del PCI, allora primo segretario della FGCI del dopoguerra, pronunciò il nome di Maria Goretti. Sarebbe bastato un discreto lavoro di archivio (ma del resto, oggi tutti parlano di Berlinguer senza saperne veramente nulla) per sapere che in quell’agosto del ’51 Berlinguer non indicò mai Maria Goretti come modello di virtù femminile per le giovani comuniste.
Disse invece una cosa molto diversa: paragonava la giovane partigiana Irma Bandiera, torturata a morte dai nazisti per non aver voluto tradire i suoi compagni, all’oramai odierna santa, che si fece uccidere per difendere la verginità, citandole entrambi come esempi di virtù delle ragazze italiane, la prima per quelle comuniste e la seconda per quelle cattoliche. (cfr Chiara Valentini, Berlinguer, p. 99). In particolare, nel discorso “incriminato”, cerca di dimostrare come lottare per le proprie idee e morire per esse sia un esempio da seguire sempre, cosa che affermerà anche dopo, ma mai propose Maria Goretti come esempio da seguire per le giovani.
Ora, nel tentativo di screditare Berlinguer si può inventare di tutto. Ma almeno fate lo sforzo di interpretare male fatti veri, non di inventarveli di sana pianta: fate più bella figura voi e fate fare meno lavoro a noi.