Uno sfondo grigio. Quattro persone, due uomini e due donne, che si abbracciano a coppia. I loro volti sono emaciati, scarni e torvi, cattivi nello sguardo. Tengono in braccio un bambino dallo sguardo incredulo. A contornare la scena, campeggiano a caratteri cubitali “Un bambino non è un capriccio” e sotto, insieme al logo di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale “No alle adozioni per i gay” in cui la parola “gay” è evidenziata in giallo e, ancora, “Difendiamo il diritto dei bambini ad avere un papà e una mamma”.
La sentenza del Tribunale di Roma in cui viene riconosciuta a una coppia composta da due donne la cosiddetta stepchild adoption, ossia l’adozione da parte del genitore non biologico del figlio biologico del coniuge, deve aver sconvolto gli ex missini di FdI-AN. Il ricorso è stato accolto sulla base dell’articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, n. 184, modificata dalla legge 149 del 2001, il quale contempla l’adozione in casi particolari. Ovvero “nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l’adulto, in questo caso genitore ‘sociale’, quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo”.
Insomma, i Fratelli d’Italia hanno preso male il fatto che il superiore e preminente interesse del minore – in questo caso una bambina figlia di una delle due e nata in Belgio in seguito a un programma di fecondazione assistita eterologa – sia il riconoscimento di quella che è, si legge nella sentenza, la funzione sociale e il rapporto affettivo del genitore non biologico, ossia la donna con cui il minore non ha legami biologici ma con la quale convive in un rapporto positivo consolidatosi nel tempo.
Ci domandiamo cosa possa aver sconvolto così tanto Giorgia Meloni e i suoi? Il fatto che per una volta, e ci auguriamo sia la prima di tante, venga riconosciuto quello che è un dato sociale non irrilevante, ossia che in quest’Italia bigotta e attaccata a vetusti e fallimentari concetti di amore, di famiglia e di società stia facendo breccia la realtà delle famiglie omogenitoriali, che, a differenza di come la foto strumentalizzata dai fu missini, sono sane, normali e piene di amore tanto quanto le famiglie eterosessuali.
Ma, in storie come questa, visto che parliamo di un partito che spesso si è lasciato a gaffe di ogni genere, c’è qualcosa che vi farà sorridere: la foto, pubblicata nei vari network del partito di destra, è opera del celeberrimo fotografo Oliviero Toscani, che su Twitter scrive
Ma cosa salta in testa a @FratellidItaIia di usare una mia fotografia per una cosa del genere? Verranno denunciati. pic.twitter.com/1MzTsu4nto
— oliviero toscani (@OToscani) August 31, 2014
E incalza:
Dopo il fotoscippo di @FratellidItaIia, mi rendo conto che sarebbe stato bello essere figlio di Mercury e Nureyev, o di Pasolini e Da Vinci.
— oliviero toscani (@OToscani) August 31, 2014
Insomma, i poveri Fratelli d’Italia, pur di cavalcare l’ultima spiaggia del populismo da sentinella in piedi e adinolfista, si appropria addirittura di immagini non proprie.
Ma c’è dell’altro, e stavolta dal fronte del più grande partito della sinistra italiana: il deputato del Partito Democratico Simone Valiente
.@valiante_s, #Pd: "di tutto c'era bisogno meno che di questa proditoria sentenza sulle adozioni alle coppie gay".
— Ultime Notizie (@ultimenotizie) August 30, 2014
Il deputato democratico in una conversazione con un utente Twitter che gli fa notare le motivazioni della sentenza risponde così:
@SimoneAlli cambia Paese tu
— SIMONE VALIANTE (@valiante_s) August 30, 2014
Neanche l’intervento dell’eurodeputato Daniele Viotti, civatiano, riuscirà a calmare Valiente che, anzi, prosegue chiedendo l’intervento di Anna Paola Concia e rivendica la libertà sua e di altri colleghi di partito di dire che il diritto fondamentale del bambino è di avere un padre e una madre.
Pare proprio che, anche nel principale partito della sinistra italiana le discriminatorie idee giovanardiane siano abbastanza diffuse. E dove c’è discriminazione, lo sappiamo tutti, non c’è Sinistra.