Quante volte vi siete imbattuti in questo titolo? Poteri oscuri che tramano alle spalle dell’umanità per nascondere la cura per il cancro, la pericolosità dei vaccini o il fatto che l’AIDS sia stato inventato dalle case farmaceutiche per vendere più farmaci. La cosa che accomuna tutti questi gridi di allarme, oltre ad essere l’infondatezza, è l’alone di mistero che le avvolge rendendole accattivanti. A volte le persone finiscono per credere a queste vere e proprie bufale che si diffondono come facevano le catene di S. Antonio nell’era pre internet, rimbalzano tramite il “condividi” passivo con la scusa “non so se è vero, ma nel dubbio…”.
Il punto è che certe notizie fasulle suggeriscono rimedi che in realtà sono molto dannosi alla salute, come ad esempio la questione della dieta alcalina che cura il cancro e di fronte a un pericolo del genere c’è da preoccuparsi. Tutto questo può succedere anche oggi, quando basta soltanto un po’ di pazienza e verificare se una notizia sia vera. Sinceramente penso che parte del problema risieda nella comunicazione, nel senso che non sempre la comunicazione scientifica sia fatta nella maniera corretta qui in Italia. Non saper spiegare cosa si fa in ambito scientifico spesso genera quello che chiamo “il fenomeno del tifo scientifico” dove la discussione è fortemente polarizzata perdendo di vista il vero obiettivo: comunicare la Scienza.
C’è chi pensa che lo sberleffo sia una strategia vincente perché, secondo loro, la gente è ignorante e l’istruzione dell’italiano medio tende al basso. Anche se fosse (…e ho i miei dubbi) il salire in cattedra e impartire lezioni a chi, (sempre secondo loro) non è abbastanza istruito per capire, risulta oltremodo antipatico. Questo atteggiamento è deleterio quanto la mancanza di informazione: credere che una persona con la licenza media sia “deficiente” è un modo di pensare di chi non ha capito nulla su cosa significhi “comunicare la scienza”. A questo aggiungo che non si fa nemmeno un bel servizio al Paese: alimentare il fenomeno del tifo significa fare in modo che la popolazione rimanga nello status quo dell’ultras che strilla slogan, invece di invogliare le parti a ragionare.
Si può obiettare: a scrivere articoli divulgativi si perde tempo perché li leggono in pochi, invece un’immagine con uno sberleffo ha una diffusione con tantissimi “like”. Ok, ma c’è da chiedersi se il messaggio scientifico sia passato al di là dei “like” e se rimanga nella testa di chi legge. Quando i toni sono così accesi dubito che ci si fermi a ragionare, anzi, si favorisce il “non ragionamento”. In un Paese come l’Italia, dove usciamo da un ventennio di “tifo politico”, una situazione del genere non è di grande aiuto alla società italiana.
Del resto non è sufficiente spiegare la Scienza, bisogna saperla raccontare, ma soprattutto bisogna instaurare un dialogo con le persone. Saper ascoltare quali sono le esigenze e le perplessità di chi non lavora nell’ambito scientifico. L’esatto opposto del tifo.