Quarant’anni e spararle grosse come quando, da piccolo, veniva soprannominato “il bomba“. Da questo punto di vista, la coerenza di Matteo Renzi è invidiabile: calza quasi a pennello l’epiteto di Montanelli coniato per l’oramai ex-Cavaliere, “un bugiardo sincero“. Sarebbe fare un torto alla mia intelligenza, però, se prendessi per “bugia sincera” anche l’affermazione, in un europarlamento deserto, delle “famiglie che in Italia si stanno arricchendo“.
Il premier cita il risparmio, cresciuto in 2 anni da 3,5 a 3,9 miliardi di euro, ma la sua “realtà” cozza con tutti gli indicatori macroeconomici che contano: l’ultima rilevazione ISTAT sulla disoccupazione, pubblicata la scorsa settimana ma che si riferisce a novembre, la attesta al 13,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto ad ottobre (massimo storico dal 1977); il debito pubblico ha raggiunto il nuovo record di 2157 miliardi di euro; la crescita è stata negativa per due trimestri consecutivi, portando il nostro Paese in recessione, a cui si è aggiunta anche la riduzione costante dei prezzi (leggi deflazione); in Italia, sempre secondo l’ISTAT, il 20% più ricco della popolazione detiene il 37,9% della ricchezza totale contro il 7,9 del 20% più povero; i poveri, in valori assoluti, superano i 10 milioni. Non apriamo il capitolo tasse, per carità di patria: le partite IVA, false o reali che siano, ne sanno qualcosa, così come Comuni e Regioni, costretti ad aumentare i balzelli locali per i tagli governativi. Qualcuno certamente si è arricchito: ma non si tratta della stragrande maggioranza degli Italiani. Anche perché chi ha di meno tende a risparmiare di meno, avendo dei costi insopprimibili di cui non può fare a meno: chi ha di più, invece, ha soldi da destinare al risparmio (e spesso ai fondi neri).
In tutto ciò, nel semestre di Presidenza Italiano i risultati raggiunti sono stati… zero. Renzi aveva annunciato una grande mobilitazione contro mafie, corruzione ed evasione fiscale, questi tre capitoli non sono stati minimamente affrontati. Anzi, nel giorno della chiusura, arriva la notizia che il Parlamento sta per licenziare una legge che renderà impossibile il carcere per i colletti bianchi. Non parliamo della patetica figura sulla norma Salva-Berlusconi, che in realtà avrebbe salvato tutti i grandi evasori fiscali del Paese (Mafie comprese), senza contare l’approvazione del reato di autoriciclaggio dimezzato (non punibili gli evasori qualora fosse provato il “godimento personale”). E la famosa legge di riforma dell’attuale regime dei Beni sequestrati e confiscati, assolutamente inefficace e simbolo dell’impotenza statale, nonché prima ragione della legittimità sociale delle organizzazioni mafiose? Non pervenuta. Così come tante altre cose.
Era partito da Telemaco e ha concluso da Telemaco: di Ulisse nessuna traccia, la prova è che i Proci continuano a fare la bella vita a spese nostre. Ma è bene che tu lo sappia, caro Matteo, il ritorno di Ulisse è vicino e non gradirà come gli hai lasciato casa.
P.S. Alzi la mano a chi non è venuto in mente Silvio, sentendo pronunciare quelle parole.