In Italia ci sono due brutte abitudini.
La prima è che quando un ricco si appropria di qualcosa che non è suo lo fa per una buona ragione. Quando il povero prende qualcosa che non è suo è un ladro. Così se il Corriere della Sera si appropria di un bel numero di vignette e ne fa un libro lo fa per beneficenza, se io scarico una canzone delle Spice Girls per ascoltarmela sotto la doccia sono una ladra.
Per chi ancora non lo sapesse, le cose sono andate più o meno così: il Corriere della Sera, cavalcando l’onda emotiva della strage di Parigi, ha pensato bene di appropriarsi delle vignette che alcuni disegnatori italiani avevano pubblicato per solidarietà coi colleghi francesi e raccoglierle in un libro. De Bortoli si è scusato come si scusano i ricchi cioè senza scusarsi sul serio, come quando la gente comincia le frasi con “non sono razzista, ma…”:
Abbiamo contattato tutti quelli che siamo riusciti a raggiungere, e abbiamo inoltre precisato per iscritto nel libro di essere a disposizione degli autori per i diritti. Il Corriere non ci ha guadagnato un euro. Tutto va in favore di Charlie Hebdo e in ricordo delle vittime. L’operazione è nata con le migliori intenzioni. È possibile che ci sia stata un po’ di confusione, siano stati commessi errori, qualcuno non sia stato consultato. Abbiamo raccolto i disegni in rete e poi abbiamo lavorato al volume. Se avessimo dovuto attendere oltre, l’iniziativa non avrebbe più avuto significato. Mi scuso comunque con quanti si siano sentiti a disagio, e tengo a dire che siamo a disposizione di tutti per riconoscere i diritti di autore.
Bella forza De Bortoli. I diritti d’autore postumi. E non c’hanno nemmeno guadagnato, pensa te: hanno avuto tanta fretta per mera solidarietà, non una sola copia in più del Corriere è stata venduta grazie al volume in allegato, vero? E io, che manco me la vendo la famosa canzone delle Spice Girls piratata, produco ovunque pianto e stridore di denti: leggi antipirateria, interrogazioni parlamentari e i balzelli della SIAE. Se il Corriere della Sera non mi facesse pena, da domani lo fotocopierei e regalerei le fotocopie a parenti e amici, così, per solidarietà, poi se i giornalisti vogliono i diritti, be’, che mi facciano un colpo di telefono, mica posso contattarli io!
La seconda brutta abitudine italiana è il trastullarsi nella convinzione che il fumetto/vignetta sia cultura bassa e perciò più “rubabile” di un libro di Saviano. Il che è strano se uno pensa che in Italia ci lavorava gente come Hugo Pratt, le sorelle Giussani o Andrea Pazienza e ci lavorano ancora Milo Manara, Leo Ortolani, Paolo Bacilieri, Altan, Zerocalcare e molti altri, senza contare quelli che partiti dall’Italia sono approdati alla Marvel. No dico. Alla Marvel.
È molto meno strano se si pensa alla mentalità della classe dirigente italiana, secondo la quale per essere acculturati bisogna saper fare le versioni di greco e sapere a memoria qualche pezzetto della Divina Commedia. La televisione, i fumetti, la musica pop/rock, la scienza e la tecnica, sono cose buone per il popolino. O buone per guadagnarci qualcosa, sulle spalle del popolino ovviamente.
Il Corriere della Sera ha sbagliato come sbagliano tutte le élite. Rubando senza dire di avere rubato, appropriandosi del lavoro altrui senza avere la decenza di chiedere scusa. Più che Corriere della Sera è il Corriere dei Piccoli, sì, dei borghesi piccoli piccoli.