#Libri. Il quaderno verde di #CheGuevara

“Il mare mi chiama con la sua mano amica / il mio prato – un continente – / si srotola soffice e indelebile / come un rintocco nel crepuscolo”.

Riuscireste a indovinare l’autore di questa poesia? Forse uno scrittore romantico di inizio Ottocento? Forse un poeta decadente di fine Ottocento? Nulla di tutto ciò. L’autore di questa bellissima poesia è Ernesto Che Guevara, il grande e inimitabile rivoluzionario cubano, mito e punto di riferimento politico per intere generazioni. Eppure pochi sanno che il comandante Che Guevara fu anche un ottimo poeta e un fine conoscitore della poesia latino-americana ed europea.

Negli 1965, durante la campagna Boliviana, il Che era solito trascrivere su un quaderno verde le poesie dei più importanti poeti della letteratura latino-americana, e, precisamente, Pablo Neruda, César Vallejo, Nicolás Guillén e León Felipe. Questo taccuino attesta dunque il grande amore del Che per la poesia, una passione, come ci ricorda Paco Ignacio Taibo (colui che ha avuto il merito di far conoscere e pubblicare il quaderno verde del Che), scoperta durante l’adolescenza in un periodo di continui attacchi di asma quando il Che, costretto a passare parecchie ore di immobilità, trovava nei libri, e in particolar modo nelle poesie di Neruda, Baudelaire, Verlaine, Machado, un modo parallelo in cui rifugiarsi. E questo amore per la poesia accompagnò il Che per tutta la vita. Come evidenzia ancora Taibo, non solo Ernesto Guevara era un grande lettore di versi, ma per tutta la vita si era cimentato con la poesia come creatore, le si era avvicinato e allontanato, trattandola sempre con molto rispetto. Non si sentì però mai soddisfatto dei risultati, e pensando che i suoi componenti non valessero più di tanto non li diede mai alle stampe. Allora come è giunto il quaderno verde fino a noi?

Come ho già scritto, El cuaderno verde del Che è una raccolta di poesie dei più importanti scrittori latino-americani, un’antologia redatta e elaborata da Che Guevara durante la campagna Boliviana. Dopo l’assassinio nella scuola di La Higuera, gli ufficiali boliviani ispezionarono lo zaino del Che e vi trovarono un paio di diari e il quaderno verde. Mentre i diari del Che finirono in una cassaforte negli uffici dei servizi segreti dell’esercito boliviano e una copia fu sottratta e portata a Cuba, il quaderno verde delle poesie, invece, scomparì nel nulla. Probabilmente, come ci ricorda Taibo, qualcuno lo aveva preso dalla cassaforte dei servizi segreti boliviani, oppure lo aveva fotocopiato. Nel 2002, questo fascio di fotocopie giunse nelle mani dello scrittore e giornalista messicano Ignacio Taibo che lo ha pubblicato e fatto conoscere al mondo.

Vi consiglio, dunque, di leggere il quaderno verde del Che, dal quale emerge tutta la sensibilità poetica di questo grande mito del Novecento, di questo rivoluzionario comunista che proprio in una sua poesia afferma: “Sono solo di fronte alla notte inesorabile/ e nel gusto un po’ dolciastro dei biglietti/ l’Europa mi chiama con voce di vino invecchiato/ alito di carne bionda, oggetti da museo. / E nello squillo allegro di paesi nuovi/ ricevo di fronte l’impatto diffuso/ della canzone di Marx e di Engels.”