Abbiamo da raccontare che esiste un mondo che non guarda alla pelle delle persone che si avvicendano ogni giorno nella nostra vita, che ci fanno il pane che mangiamo, che ci operano, che ci insegnano, che sono i nostri autisti, i nostri capi ufficio, i nostri vicini di casa, i nostri amici.
Dobbiamo raccontare che è inumano e vergognoso lasciare morire in mare, nel freddo del Mediterraneo, centinaia di migliaia di persone, vittime di una fame, di guerre, di follie che noi abbiamo contribuito a generare con i nostri secoli di dominio feroce sulle loro terre.
Dobbiamo raccontare che non è vero che tutti i musulmani sono terroristi, tagliagole, miliziani dell’ISIS. Dobbiamo raccontare che ci sono persone – indipendentemente dalla loro religione o dalla loro nazionalità – che commettono crimini orribili, anche in nome del loro dio, e che queste persone possono essere Andres Brejivik o Al-Baghdadi.
Dobbiamo raccontare che per rispondere alla paura, a questa tremenda crisi, a questa bestia selvaggia che è il capitalismo ultraliberista, non si può rispondere con altra paura, altro terrore, ma con la tenerezza, con l’unione di tutti i popoli che compongono questa nostra disunita, inquinata terra.
E dobbiamo dire anche che questa Terra non è davvero nostra, non è una eredità dei nostri antenati, ma un prestito che abbiamo per i nostri figli. Ed è per loro che dobbiamo abbattere le barriere che dividono un uomo da un altro uomo, una donna da un’altra donna, se vogliamo salvare questo pianeta.
E noi, la Sinistra, non possiamo fermarci a dire cos’ha di sbagliato Matteo Salvini: non possiamo e non dobbiamo perché abbiamo una cultura migliore, una storia migliore da dover raccontare a noi stessi e ai nostri figli.
Appurato che la destra viaggia fra revanscismo fascista e oscurantismo cattolico, dobbiamo difendere la nostra cultura – da Marx a Rosa Luxemburg, da Gramsci a Berlinguer – da chi oggi, dalle file dei partiti che si dicono eredi degli stessi ideali che animarono la Resistenza, svende l’essere della Sinistra al non-essere-Salvini, e, sulla strada dell’antileghismo, ha smarrito il senso originario dell’essere sinistra che, nelle parole di Pietro Nenni, è il “portare avanti tutti quelli che sono nati indietro“.
Ricordiamoci, compagne e compagni, che prima di non-essere-Salvini siamo, innanzitutto, gli ultimi.