#SIoNo, le due facce della democrazia

La cosa che più colpisce del confronto tra Renzi e Zagrebelsky è la sensazione di incomunicabilità tra le due parti, un fossato scavato senza soluzione di continuità durante il confronto. Anche nelle analisi dei giorni seguenti è possibile notare quasi un dialogo tra sordi. Il fronte del No è diviso tra chi elogia la finezza culturale del costituzionalista e chi avrebbe preferito farsi rappresentare da un personaggio più abituato a barcamenarsi nell’agone televisivo. I renziani sono invece tutti abbastanza compatti, liquidando le tesi di Zagrebelsky come anacronistiche quando non paradossali. Insomma, la cifra comune ad entrambi i fronti sembra l’incapacità di comprendere e accettare l’atteggiamento dell’altro. A cosa è dovuto ciò? Semplice, Renzi e Zagrebelsky rappresentano due concezioni opposte della democrazia.

Andiamo con ordine. La democrazia comporta una grande varietà di sfumature. Ogni ideologia l’ha rielaborata in base al proprio sistema di valori, ma in generale possiamo affermare che esistono due principi basilari riscontrabili in ogni sistema: il principio maggioritario e quello consensuale.

Renzi è un maggioritario tutto d’un pezzo. Ritiene che la democrazia sia in fin dei conti una competizione tra idee alternative, dunque alla fine dei conti ci saranno dei vincitori e degli sconfitti. Chi vince governa per un periodo di tempo ben preciso ed è bene che abbia le mani libere, così riuscirà ad applicare il suo programma senza intralci. L’opposizione ha il compito di sorvegliare l’operato della maggioranza e indebolire il consenso degli avversari in vista delle successive elezioni. Una volta alle urne i cittadini decideranno se rinnovare la propria fiducia al governo oppure cambiare. Questo spirito, molto presente nella cultura anglo-americana, ricorre più volte nel pensiero renziano. Nemmeno a dirlo, l’Italicum è imbevuto di maggioritarismo, così come la riforma costituzionale: entrambi vogliono creare una maggioranza forte e un’opposizione unitaria che siano concorrenti.

Zagrebelsky invece è un consensuale. Secondo questa visione le elezioni sono, potremmo dire, un momento in cui “tastare il polso” al Paese, piuttosto che l’atto finale di una competizione. Chi ottiene la maggioranza ha l’onore e l’onere di costruire un progetto di governo basato sul compromesso, cercando di rappresentare gli interessi della più ampia maggioranza del popolo. Questo non significa che ogni partito debba perdere la propria identità nel calderone delle larghe intese. È importante che ciascuna fazione rappresenti una differente ideologia e abbia le sue classi sociali di riferimento, ma nella grande maggioranza dei casi i diversi attori dovranno cercare di raggiungere i propri fini attraverso la cooperazione. Prendiamo il compromesso storico: il Pci e la Dc mantennero la propria forte identità, ma era evidente che i ceti popolari comunisti e cattolici avessero molti interessi in comune. Berlinguer voleva raggiungere il socialismo, Moro intendeva rigenerare la democrazia italiana in senso cristiano-sociale. Tuttavia entrambi furono capaci di concretizzare parte delle loro ideologie lavorando insieme.

Finora siamo rimasti sul piano ideale. Nella realtà i due principi si contaminano spesso a vicenda e ciascuno dei due prevale in base alla situazione. Forse, se il compromesso storico fosse continuato per molti anni, prima o poi sarebbe giunto il momento decisivo in cui l’Italia avrebbe dovuto scegliere tra la società socialista di Berlinguer e quella cristiano-sociale di Moro. O forse no. Del resto, la storia non si fa con i “se”.

E oggi? L’Italia si sta muovendo sempre più verso una forma degenerata di democrazia maggioritaria, viziata da una deriva politica di grandi proporzioni. Forse è per questo che le parole di Renzi sulla democrazia ricordano il funzionamento del libero mercato capitalista, più che la Gran Bretagna o gli Usa: una concorrenza spietata in cui chi vince cerca di accumulare sempre più potere sugli avversari. Del resto non è un caso che tutti i maggiori partiti italiani abbiano subito il contagio da destra del “partito-azienda”, senza ideologia e interessato a catturare tutti gli elettori indistintamente, come le imprese catturano i consumatori. La camicia di forza bipolare voluta dal governo rientra perfettamente in questo disegno: costringere nello stesso cantuccio forze radicalmente diverse come i grillini, i leghisti e la sinistra, sfruttare le loro divisioni e rafforzare il potere della maggioranza. Divide et impera. Un capolavoro per chi apprezza la politica demagogica fatta di liti, dogmi e cori da stadio. Un disastro per chi si riconosce nell’eredità di Berlinguer e Moro, che a tutto pensavano tranne che a distruggersi vicendevolmente. Una cosa da tenere a mente, la prossima volta che qualcuno farà analogie con loro per giustificare l’esecutivo con Alfano e Verdini.

25 commenti su “#SIoNo, le due facce della democrazia”

    • Siamo d’accordo, ma del metodo con cui è stata approvata la riforma abbiamo parlato domenica, esattamente questo tuo commento cosa c’entra con l’argomento dell’articolo sulle due visioni di democrazia che si scontrano nelle urne il 4 dicembre?
      PF

    • Quella schifezza non è democrazia ma oligarchia. Un senato di nominati da una casta (e nessuno fa notare che il primo senato sarà interamente formato da soggetti per i quali il cittadino non sapeva che sarebbero poi finiti a far vacanza a Roma)

    • Giacomo Gorini dall’articolo:

      “L’Italia si sta muovendo sempre più verso una forma degenerata di democrazia maggioritaria, viziata da una deriva politica di grandi proporzioni. Forse è per questo che le parole di Renzi sulla democrazia ricordano il funzionamento del libero mercato capitalista, più che la Gran Bretagna o gli Usa: una concorrenza spietata in cui chi vince cerca di accumulare sempre più potere sugli avversari. Del resto non è un caso che tutti i maggiori partiti italiani abbiano subito il contagio da destra del “partito-azienda”, senza ideologia e interessato a catturare tutti gli elettori indistintamente, come le imprese catturano i consumatori. La camicia di forza bipolare voluta dal governo rientra perfettamente in questo disegno: costringere nello stesso cantuccio forze radicalmente diverse come i grillini, i leghisti e la sinistra, sfruttare le loro divisioni e rafforzare il potere della maggioranza. Divide et impera. Un capolavoro per chi apprezza la politica demagogica fatta di liti, dogmi e cori da stadio.”

      Ti consigliamo di leggerli gli articoli, prima di commentarli ;)
      PF

    • berluschini lo usate mai? e renzini? allora manco grillini.. p.s:magari anche voi a capire le risposte.. quella che ci viene propinata è una democrazia di serie b,dove i dirtti non vengono estesi ma tolti.

    • Giacomo Gorini usiamo “berlusconiani” (o berluscones) e renziani, quindi usiamo anche grillini (a meno che tu non ci stia dicendo che l’equivalente è grilliani o grilloniani). Tu invece non hai letto e, quindi, non hai capito l’articolo e commenti a caso. Leggilo, poi torna qui a commentare. #grazie
      PF

    • lo prescrive la legge… Occorre indicarlo… Da qui a dire che lui indica ed impone le decisioni politiche,le votazioni stile renzi ce ne passa…basterebbe guardare questi tre anni di vita legislativa

  1. Una visione caratterizzata da un esecutivo forte, slegato da “lacci e lacciuoli”, e da una parte che “governa” a prescindere dal dialogo, può ascriversi nel perimetro della democrazia, ma non ha diritto di cittadinanza nell’idealismo di “sinistra”.

    • Dall’articolo:

      “L’Italia si sta muovendo sempre più verso una forma degenerata di democrazia maggioritaria, viziata da una deriva politica di grandi proporzioni. Forse è per questo che le parole di Renzi sulla democrazia ricordano il funzionamento del libero mercato capitalista, più che la Gran Bretagna o gli Usa: una concorrenza spietata in cui chi vince cerca di accumulare sempre più potere sugli avversari. Del resto non è un caso che tutti i maggiori partiti italiani abbiano subito il contagio da destra del “partito-azienda”, senza ideologia e interessato a catturare tutti gli elettori indistintamente, come le imprese catturano i consumatori. La camicia di forza bipolare voluta dal governo rientra perfettamente in questo disegno: costringere nello stesso cantuccio forze radicalmente diverse come i grillini, i leghisti e la sinistra, sfruttare le loro divisioni e rafforzare il potere della maggioranza. Divide et impera. Un capolavoro per chi apprezza la politica demagogica fatta di liti, dogmi e cori da stadio.”

      Ti consigliamo di leggerli gli articoli, prima di commentarli ;)
      PF

  2. Certo mi piacciono i discorsi eruditi, il dibattito che contempla il ricorso ad un lessico impegnato.
    Ma sta riforma è ‘na mmerda! E chiamatela col suo nome per dio! Merda!

  3. Un articolo che non mi piace. Mi sembra giusto farvelo sapere. Non sono un renziano non mi piace Renzi speravo in un governo di Bersani ma non è stato possibile.
    Adesso finalmente si ha una riforma dove si ha una Camera che ha poteri differenti dall’altra. Si ha l’abolizione del CNEL. Si ha la possibilità vera di usare i referendum. Si ha la possibilità di far discutere una proposta di legge popolare.

    Vorrei saper che deriva c’è in questo?

    Il problema è la legge elettorale? Battetevi contro quella.
    Io vorrei comunque una legge elettorale dove si fanno veramente le primarie e dove chi perde non esce per farsi un’altra lista o partito ma lavori dall’interno.

    Vorrei un paese dove si scontrino 2/3 partiti sulle idee non sugli attacchi alle persone.

    E si vorrei che finalmente qualcuno si prenda le colpe per leggi mal fatte.

  4. la nostra Costituzione è stata “ritoccata” una quindicina di volte, ma il mondo del lavoro, gli artigiani, i piccoli commercianti e imprenditori, stanno meglio o stanno peggio? la mia risposta da pensionato che ci ha rimesso poco, rispetto a quello che sta succedendo adesso, è che stiamo peggio. poi c’è la Costituzione che non è affatto ancora applicata nell’avere un lavoro, una casa, una scuola pubblica e gratuita, una pensione adeguata, una sanità pubblica e rispondente alle necessità di chi sta male, come anche le cose dette sopra, che permettano di avere una vita dignitosa! io voto NO, perché chi passa dall’abolizione dei diritti dei lavoratori alle “assunzioni a tutele crescenti” non mi rappresenta, e, quindi, è nella libertà guadagnata con la resistenza, che ancora si può esercitare, ed io la esercito nel modo più coerente possibile, rispetto alla storia di mio padre e quella che stanno scrivendo i miei figli. la legge elettorale (peggiore della Acerbo) è collegata alla riforma costituzionale, e questo non può essere consentito da chi, come i comunisti, hanno fatto battaglie contro l’autoritarismo di Scelba e Tambroni, non per antipatia delle persone, ma perché fin dalla liberazione hanno assunto la DEMOCRAZIA come valore universale…… oggi, il PD, ha rimosso tutto ciò e sta tentando di avere una maggioranza in Parlamento pur essendo una delle tre minoranze nel Paese, perché va a votare ormai il 50% degli aventi diritto?…. perché il pesce puzza sempre dalla testa! forza Pierpaolo, non fatevi intimidire! quello che state facendo è una delle cose più serie nel dibattito del nostro paese!

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