Ai #FratelliCervi, alla loro Italia

Il 28 dicembre 1943, 73 anni fa, Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi venivano fucilati a Reggio Emilia dai fascisti, in risposta all’uccisione da parte dei partigiani del segretario comunale di Bagnolo in Piano Davide Onfiani. Poco prima di morire, il più giovane, Ettore, scrisse queste parole:

Ero il cinno, quello più piccolo e quello più amato. Ma solo per mia madre, mio padre o per la lapide che ci ricorda.

In campagna si cresce subito. Essere il più piccolo non conta. C’è la terra da lavorare, ci sono le bestie da allevare. Io però avrei voluto crescere, diventare vecchio in un mondo senza fascisti. Invece no. Mi è toccato di morire. Subito dopo Natale. Fucilato con i miei fratelli. I Cervi, ci conoscete.

Ho lasciato una bugia e un sorriso a mio padre, un abbraccio ai fratelli e un maglione bianco per Codeluppi. Per mia madre solo un ricordo. Un ricordo che uccide.

Poi siamo andati là, non a Parma come avevo raccontato a mio padre, ma al Poligono. Ci siamo baciati e abbracciati. Noi sette e Quarto Camurri.

Da piccolo nell’erba mi ci nascondevo e dicevo ai fratelli: “non ci sono più”. Mi sarebbe piaciuto farlo anche allora. Davanti ai repubblichini. Morire è sempre morire.

Il prato, però era troppo basso e con certe cose non si scherza.
Prima che sparassero Gelindo disse: “Voi ci uccidete, ma noi non moriremo mai“.
Gelindo ha sempre avuto ragione. Arrivederci, ciao.

Quanta verità. Sono stati spezzati nei corpi, ma non nello spirito. E finché ci sarà qualcuno a ricordare il loro sacrificio, vivranno in eterno. Salvatore Quasimodo li ha resi immortali in questa poesia: “Ai Fratelli Cervi, alla loro Italia”. Ci pare il modo migliore per commemorarli, in questi giorni di festa, che sono anche di memoria. Perché un Paese senza memoria semplicemente è un Paese che non esiste. Sarà per questo che tentano in ogni modo di farci dimenticare. Ma noi resistiamo e ricordiamo.

In tutta la terra ridono uomini vili,
principi, poeti, che ripetono il mondo
in sogni, saggi di malizia e ladri
di sapienza. Anche nella mia patria ridono
sulla pietà, sul cuore paziente, la solitaria
malinconia dei poveri. E la mia terra è bella
d’uomini e d’alberi, di martirio, di figure
di pietra e di dolore, d’antiche meditazioni. 

Gli stranieri vi battono con dita di mercanti
il petto dei santi, le reliquie d’amore,
bevono vino e incenso alla forte luna
delle rive su chitarre di re accordano
canti di vulcani. Da anni e anni
vi entrano in armi, scivolano dalle valli
lungo le pianure con gli animali e i fiumi. 

Nella notte dolcissima Polifemo piange
qui ancora il suo occhio spento da navigante
dell’isola lontana. E il ramo d’ulivo è sempre ardente. 

Anche qui dividono in sogni la natura,
vestono la morte e ridono i nemici
familiari. Alcuni erano con me nel tempo
dei versi d’amore e solitudine nei confusi
dolori di lente macine e di lacrime.
Nel mio cuore finì la loro storia
quando caddero gli alberi e le mura
tra furie e lamenti fraterni nella città lombarda.

Ma io scrivo ancora parole d’amore,
e anche questa è una lettera d’amore
alla mia terra. Scrivo ai fratelli Cervi
non alle sette stelle dell’orsa: ai sette emiliani
dei campi. Avevano nel cuore pochi libri,
morirono tirando dadi d’amore nel silenzio.
Non sapevano soldati filosofi poeti
di questo umanesimo di razza contadina.
L’amore la morte in una fossa di nebbia appena fonda. 

Ogni terra vorrebbe i vostri nomi di forza, di pudore,
non per memoria, ma per i giorni che strisciano
tardi di storia, rapidi di macchie di sangue.

24 commenti su “Ai #FratelliCervi, alla loro Italia”

  1. Morirono per un’idea di libertà, contro ogni sopraffazione.
    Nasce li la nostra Italia democratica ed antifascista.
    Nasce li la nostra Costituzione.
    Da quelle lotte, da quei partigiani come i fratelli Cervi.
    Che non moriranno mai fino a quando ci saranno cittadini con il vizio della memoria, con sentimenti di gratitudine.
    Per sempre
    Una buona giornata.

    • La tua affermazione e toccante e se mi permetti.la faccii mia soprattutto,ed è la prima volta che lo sento,mentre l’ho sempre pensato”PERSONE CHE HANNO L’ABITUDINE DI CONSERVARE LA MEMORIA”NON MORIREMO MAI.GRAZIE AF

  2. per quanto i revisionisti alla Pansa possano spargere veleno , attraverso singoli episodi, sulla Resistenza, rimangono i valori che diedero corpo e il peso di una costante crudelta’ del fascismo

  3. Qundo raccontarono quella storia a Berlusconi egli disse che avrebbe stretto la mano ad Alcide Cervi. Peccato che era morto almeno trentacinque anni prima. (1875-1970).

  4. Chissà cosa penserebbero oggi dell’attuale pd … Di Gorbaciof…della Merkel…e se sarebbero contenti della Libertà di cui godiamo adesso dove il capitalismo non è che una maschera della più illusoria dittatura…

  5. Omicidio di due attivisti della sinistra , momenti di guerra. Ma ancora piu’ grave sono i crimini di questa sinistra PD negli ultimi 20 anni, che ha avvelenato e’ lo fa’ tutt’ora. Un’ intera societa’ italiana, togliendo il futuro è i sogni dei propri giovani. Questo non e’ genocidio?

I commenti sono chiusi.