Non è facile per chi non lo ha conosciuto e non si è formato sui suoi libri capire lo smarrimento e il senso di vuoto che produce una notizia come la morte di Zygmunt Bauman. Ai più non dirà nulla, ma per noi studenti di sociologia alla ricerca di qualcosa di diverso dalle teorizzazioni dominanti e da quel conformismo intellettuale che purtroppo si ritrovano in un’istituzione come quella universitaria che dovrebbe produrre menti pensanti e non rotelle di un ingranaggio come fa ora è stato l’ossigeno che ci ha resi quello che siamo oggi.
Non è stato certamente l’unico, ma tra i pensatori della post-modernità, con quel concetto di “modernità liquida” che così drammaticamente descriveva già nel 2000 quello che il capitalismo stava diventando dopo la caduta del Muro di Berlino e la vittoria come ideologia dominante (perché non è vero che sono morte le ideologie, semplicemente ha vinto un’ideologia, oggi morente ma ancora in piedi perché non ha uno straccio di alternativa), Bauman meriterebbe di essere letto, compreso, fatto proprio da chiunque non si voglia rassegnare a una società che produce verità già pronte e non permette la formulazione di altre domande.
Brevemente, in che modo Bauman definiva “liquida” la società contemporanea?
Se la società industriale poteva definirsi solida – ogni cosa infatti aveva un valore e doveva durare nel tempo, le relazioni sociali erano stabili, di lungo periodo e localizzate all’interno di uno spazio circoscritto (la casa, il quartiere, la città, la nazione) – la società post-industriale è liquida nella misura in cui ogni elemento della società è in perenne trasformazione, instabile, precario; le relazioni sociali perdono consistenza e valore, ogni legame è costruito o sciolto a seconda della necessità o della convenienza e, ancora più importante, viene a cadere quel binomio inscindibile tempo/spazio, pilastro della solidità precedente. Gli individui esistono in quanto consumatori di oggetti, servizi, saperi e relazioni umane. Persino l’amore, diviso tra il desiderio di emozioni forti e la paura del legame, dovuta essenzialmente alla priorità data alla «novità», è diventato liquido: le relazioni sono diventate tascabili e usa-e-getta, equiparate a qualsiasi altro bene di consumo. Il fascino della novità porta l’individuo a stancarsi molto in fretta della routine e questo spiega anche la facilità con cui nella nuova società i legami matrimoniali si spezzano così facilmente.
Ecco, oltre alla lucidità di analisi (superlativo il libro “Modernità e Olocausto” che solo un polacco come lui scampato alla deportazione avrebbe potuto scrivere), Bauman era l’archetipo di un pensatore socialista che non aveva sposato fideisticamente le teorie marxiste, ma le aveva reinterpretate in maniera critica, lasciando da parte ogni dogmatismo e incrostazione ideologica fin troppo diffusi in certi settori della Sinistra di oggi.
A noi studenti ha insegnato a non fermarci alla superficie, ad andare alla radice di un problema, prendendone in considerazione tutti gli aspetti. Non amava infatti gli slogan, le semplificazioni, era per i “pensieri lunghi”, quelli che proprio perché duraturi sanno mettersi in discussione e coltivano il dubbio. Per questo motivo era in grado di dare delle risposte, in tempi di incertezza come sono quelli di oggi. Una volta seguendo una sua lezione pubblica in streaming l’intervistatore aveva posto una domanda in maniera troppo semplicistica e lui, con la cortesia che solo i grandi hanno, rispose: “Next question, please“. Della serie: scusi, sono qui per parlare di cose serie.
Io, misero studente che si nutriva dei suoi libri, ho potuto incontrarlo una volta sola, per caso, a Milano: vedere quest’uomo ignorato dalla maggior parte degli avventori di una delle principali librerie milanesi che pazientemente ascoltava (in inglese) a 90 anni suonati ciò che uno come me poteva raccontargli sulla “love story” tra mafia e capitalismo che avevo delineato nella mia tesi di laurea usando i suoi concetti come mezzo per dimostrarla è forse stata una delle esperienze più belle della mia vita.
Nessun giornale o tg gli dedicherà lo spazio che merita, ma oggi è scomparso uno dei più grandi pensatori del nostro tempo. Uno che ci ha fornito le armi per combattere quel vecchio sistema fondato sul privilegio e sull’ingiustizia che ci vorrebbe rotelle di un ingranaggio, anziché padroni del nostro destino.
Grazie Prof, per tutte le domande. Ma soprattutto per le risposte.
…e chi le domande se le pone nn riceve riscontro o viene frainteso o addirittura evitato…
Non sono mai stato di sinistra ma solo ora che non c’è più ne capisco l’importanza.
A tutti giovani di oggi auguro che negli anni duemila riescano a conoscere altrettanti personaggi , come nel novecento , che con umiltà, capacità elaborativa, volontà , studi profondi e in ogni campo dalla poesia, arte, sociologia,musica, cinema alla medicina , hanno dato molto alla crescita e alla civiltà umana.
A pensare che volevano eliminarlo!
Sinceramente, con tutto ciò che comporta, non appartengo alla società liquida.
E penso, in un certo senso, di aver costruito e portato avanti la mia famiglia, con dei concetti anti-luquidi.
Non dico che per noi under 30 nativi digitali dovrebbe essere obbligatorio leggerlo, ma spero proprio che ora che la morte l’ha portato alle prime pagine tanti lo recuperino…è scomparso un gigante, tale proprio per l’umiltà e la curiosità che ha saputo mantenere verso il mondo nei suoi cambiamenti. Così ha saputo affrontarlo e capirlo meglio di tantissimi altri. Con le sue riflessioni e le sue analisi ci ha lasciato un’eredità preziosissima per vivere il nostro tempo , provando a non esserne sopraffatti. Grazie.