NO, #Sciascia non aveva ragione

Li aspettavo al varco e difatti, puntuali come un orologio svizzero, sono arrivati. Del resto, non vedevano l’ora: ad ogni “mito” dell’antimafia che cadeva nei mesi scorsi loro serbavano un po’ di veleno giusto per usarlo tutto in una volta al posto dell’inchiostro in occasione del trentennale dell’articolo di Leonardo Sciascia che diede il via alla famosa polemica sui “Professionisti dell’Antimafia“.

Andiamo subito al dunque: quell’articolo ancora oggi rappresenta una delle più grandi vergogne della storia d’Italia, anzitutto perché fu scritto in piena celebrazione del Maxiprocesso di Palermo (la cui prima storica sentenza di primo grado arrivò il 16 dicembre di quell’anno), in secondo luogo perché aveva come primo ed esplicito bersaglio Paolo Borsellino, accusato appunto di utilizzare l’antimafia per fare carriera. A Sciascia non andava proprio a genio il fatto di essere stato marginalizzato dal Movimento Antimafia che montava negli anni ’80, composto per lo più da giovani, e quindi decise di attaccarne i simboli: da Paolo Borsellino in maniera plateale a Leoluca Orlando, sindaco della “primavera di Palermo”, in maniera sibillina, per poi offrire un grandissimo assist politico-intellettuale a quelli che quotidianamente attaccavano Giovanni Falcone e il pool antimafia. Tant’è che all’indomani della Strage di Capaci Borsellino dichiarò pubblicamente il 25 giugno 1992 che “Giovanni ha cominciato a morire dopo l’articolo sui professionisti dell’antimafia“.

Fosse solo un problema di opportunità politica, potremmo anche far finta di nulla. Ma è proprio il concetto che è alla base di tutto il ragionamento ad essere sbagliato: sostenere che ad occuparsi di mafia non dovrebbero essere i giudici che l’hanno studiata, sostenere cioè che chiunque senza una preparazione adeguata possa contrastare il fenomeno mafioso sarebbe come farsi operare in una delicata operazione al cuore non dal cardiologo migliore sulla piazza ma dal suo collega specializzato in operazioni al menisco. Sono tutti e due laureati in medicina con una specializzazione in chirurgia, ma chi di voi si farebbe operare al cuore da un chirurgo ortopedico?

Senza contare che Sciascia confondeva la “professionalità” con il “professionismo”: la prima può generare il secondo, ma il secondo non c’entra nulla con la prima. Dato che Lor Signori sono mafiosi 24 ore su 24 e sono dei “professionisti del crimine”, sarebbe ora di capire, visti gli enormi costi economici, culturali e sociali che il fenomeno mafioso produce, che non possiamo più permetterci il lusso di affrontarli da dilettanti.

Come si acquisisce la “professionalità” in questo campo? Molto semplicemente, studiando. Impadronendosi di ogni ramo del sapere e usarlo per contrastarli: nessuno andrebbe mai in guerra senza prima studiare il nemico, le sue forze in campo, i suoi punti deboli. Dato che siamo in guerra, non c’è alcun motivo per non fare altrettanto con i mafiosi. Per diventare dei “professionisti” basta fare la cosa più semplice e al tempo stesso più faticosa del mondo. Ricordandosi sempre di sottoporre a revisione critica le proprie convinzioni, alla luce di nuove evidenze storiche e/o giudiziarie (tenendo bene a mente però che la Storia non si scrive solo con le sentenze della magistratura), come del resto insegnava il compianto Bauman.

Max Weber scriveva quasi un secolo fa ne “La politica come professione”: “Moda o ambizione letteraria inducono oggi a credere di poter fare a meno dello specialista, o di poterlo ridurre ad un ruolo subalterno al servizio di chi “guarda, vede, intuisce”. Quasi tutte le scienze devono ai dilettanti qualcosa, ma il dilettantismo non può essere il principio della scienza: ne sarebbe la fine.

Ecco, è esattamente questo il punto: pensare di poter rinunciare ai “professionisti” solo perché esistono quelli che oramai 4 anni fa ho definito i “carrieristi dell’antimafia“. Per farvi capire la differenza prendo in prestito una massima dal “Codice della Vita Italiana”, scritto da Giuseppe Prezzolini nel 1921: “L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono.” Ecco, l’antimafia la mandano avanti i professionisti, ma chi fa la bella figura sono i carrieristi. La differenza è questa.

E ad alimentare le carriere di questi signori, che sono semplicemente dei dilettanti furbi, sono proprio quelli che in questi giorni stanno rispolverando quell’articolo di Sciascia che è una condanna qualunquista finalizzata a sminuire, infangare e delegittimare il quotidiano lavoro di chi invece fa della lotta alla mafia una ragione di vita. E quindi in ultima istanza a favorire Lor Signori, i politici da cui prendono gli appalti e gli imprenditori con cui fanno affari.

Sì, c’è chi ha fatto e fa dell’antimafia uno strumento di potere: non per questo però si smette di lottare e si butta via l’intero movimento antimafia per colpa di una minoranza di persone, da un certo punto di vista ancora più dannose di alcuni mafiosi perché uccidono sul nascere la speranza e la passione di tanti e tanti giovani, i quali, disgustati da tutto questo teatrino, finiscono per tornare nell’indifferenza.

E proprio a loro mi rivolgo, ricordando quello che disse una volta Giovanni Falcone: “che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.” Ecco, se non vi piace quello che vedete impegnatevi in prima persona per cambiarlo. Come fare? Il primo passo è quello di studiare. Perché come diceva Gramsci, la cultura è l’unica arma che hanno le masse per ribellarsi ai padroni. E, aggiungo io, di sbarazzarsi dei carrieristi nel movimento antimafia, senza per questo distruggerlo o ridurlo a mera testimonianza agli anniversari delle stragi.

19 commenti su “NO, #Sciascia non aveva ragione”

  1. Invece io lo trovo profetico. Falcone sarebbe morto comunque, e il clima era ben diverso rispetto a quello della sicilia del 2016.
    Tuttavia che l’antimafia si sia trasformato in un movimento che ha esaurito la sua carica innovativa di denuncia dei meccanismi che incitano a delinquere è un fatto. E un altro fatto è che molti suoi esponenti di spicco brillano per coraggio, ma languono da un punto di vista intellettuale e politico. Ci rendiamo conto che Saviano è arrivato a dire che solo gli immigrati potranno salvare il sud? Siamo arrivati all’autorazzismo? Per non parlare del fatto che crocetta ha usato la sua reputazione di eroe dell’antimafia per farsi eleggere: è il piu neoliberista dei suoi predecessori, ha devastato la sanita di tagli e lascia i ponti crollare. Senza nessun aiuto della mafia. Per non parlare dei tanti pentastellati che sono antimafiosi… ma sono degli idioti politicamente parlando. Quindi si, sciascia ha ragione da vendere. Non basta piu dire “sono contro la mafia”. Grazie, e poi?
    Ps
    La sorella di falcone ha litigato da decenni con Orlando, perchè Orlando disse che Falcone non voleva toccare i veri mandati della mafia. Quindi ora Orlando ha torto pure? È un mafioso? Ha ucciso Falcone?

    • Da quel che scrive, non solo dimostra di avere ben più di una lacuna sulla storia della lotta alla mafia (e del pool antimafia) in Italia, ma soprattutto di non sapere nemmeno cosa sia il movimento antimafia. Oltre a non aver letto l’articolo.

    • Be voi stessi citate il fatto nell’articolo che bisogna sempre mettere a revisione le proprie convinzioni, anche in merito all’antimafia. Ditemi, allo stato attuale, il movimento antimafia, a parte avere fatto da motore propulsore a fenomeni politico giustizialisti tipo il movimento 5 stelle, o a parte scuorno e inchieste, a che punto è arrivato del dibattito? Perchè ormai tutto è ridotto ad un’epica da supereroi. Noi i buoni contro loro i cattivi, e tanto basta. Per carità, la visione di sciascia non era priva di risentimenti personali e gravissime ingenuità. Ma che l’antimafia al suo interno abbia immense ingenuità e lacune politiche enormi, e che in mezzo a questa ignoranza abbiano sguazzato questi eminenti personaggi della società civile per poi fare danni appena entrati in politica, be è un dato di fatto. E quindi forse sciascia andrebbe visto sotto un’altra luce, meno manichea. Insomma aprire le porte ad un vero dibattito, anche dentro l’antimafia.

    • Ester Nobile gli articoli si leggono attentamente, la revisione delle proprie convinzioni va fatta “alla luce di nuove evidenze storiche e/o giudiziarie”, e le sue non sono evidenze, bensì opinioni, di una per altro che il movimento antimafia l’ha frequentato sui giornali e su facebook. Dato che chi scrive ci milita da anni con altre centinaia di persone che lavorano sul territorio (e portano anche con le loro inchieste allo scioglimento di comuni per mafia al nord; cfr Ester Castano a Sedriano per fare un esempio), prima di sentenziare che il movimento antimafia avrebbe dato vita a “fenomeni politico-giustizialisti” (ignorando per altro l’origine etimologica del termine giustizialista, che spero lei sappia non essere il contrario di garantista, se non nel lessico deviato promosso proprio in occasione del Maxiprocesso e poi ripreso da Craxi e Berlusconi), dovrebbe consumare un po’ di suole e fare quello che è pure consigliato nell’articolo, cioè diventare una “professionista” (leggi: studiare). Per ora sta facendo solo chiacchiere da bar che, francamente, non appassionano e nemmeno mi interessano.
      Saluti,
      PF

    • Lei non ha risposto a nessuna delle obiezioni da me effettuate, che sono comunque sensate, e certamente non puo’ negare ( a meno che secondo lei tristi figuri come Rosario Crocetta o Michele Giarrusso non hanno usato come taxi il movimento antimafia per giungere a posizioni che mai si sarebbero nemmeno lontanamente sognati in normali condizioni. O come dimenticare il capo di confindustria sicilia?). Queste Sciascia le aveva comunque previste, per quanto fossero scorrettissime e inopportune in quel momento storico. Ma ci sono. O anche queste sono supposizioni di chi non fa antimafia di strada (ma poi che vuol dire antimafia di strada? Che fate le inchieste? Che fate i giustizieri della notte? Che significa, le parole sono importanti!)
      A riprova che il movimento antimafia e’ tutto fuorche’ un movimento ormai: e’ un cruogiolo di sigle eterogenee che non va oltre la denuncia, la marcia, la fiaccolata, senza mai una visione ideologica, sociale e politica che porti a proposte politiche nuove e appassionanti. E va bene, voi siete i buoni, i perfetti, i giusti in terra. E’ tutto perfetto. Amen.
      Sventurata e’ la terra che ha bisogno di eroi diceva Brecht: tenetevelo voi un Saviano che prova orrore per Castro e dice che l’esito della Brexit e’ figlio di un volgo razzista e ingnorante. Tenetevele voi le vostre certezze incrollabili. A me i dubbi piace coltivarli sempre.

    • Ester Nobile altre chiacchiere da bar. Quale obiezione ha mosso lei all’articolo, cioè che per Sciascia era scandaloso il criterio della competenza per scegliere i giudici che dovevano occuparsi di mafia contro quello della mera anzianità? E che per questo Sciascia offrì un assist pazzesco al CSM, che ripristinò la vecchia norma per usarla contro Giovanni Falcone, preferendogli Antonino Meli come capo ufficio istruzione a Palermo (scelta che fece morire il pool antimafia fondato da Chinnici)? La storia non si modifica a proprio piacimento. Sciascia non ebbe alcuna intuizione: fu istruito ad arte e usato dai nemici di Falcone e del Pool dentro al CSM.

      L’unica che sembra non aver dubbi è lei, che pure continua a non sapere nulla del movimento antimafia, riducendolo ai Crocetta e ai Giarrusso e ai Saviano. Tant’è che chiede cosa facciamo noi, a riprova che non sa manco cosa sia l’antimafia sociale, quella vera. Studi, poi ritorni. Magari prima passando per un po’ di antimafia vera, non quella che vede dipinta su giornali e tv.

  2. Sciascia al massimo, anzi sicuramente, sbagliò il bersaglio, ma sulla sostanza aveva perfettamente ragione. Oggi possiamo tranquillamente parlare di mafia dell’antimafia, intesa come postribolo di intellettuali, o pseudo tali, e di farlocche associazioni che lucrano con “la lotta alle mafie”.

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