In Via Corelli 28 a Milano c’è un centro di accoglienza per migranti che ospita 500 persone. Quel tratto di strada è poco illuminato e una volta mi è capitato che uno di loro mi tagliasse la strada. Dalla paura per quel momento è nata questa poesia. Dedicata ai migranti del centro.
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È mattina presto ed esce triste il viandante
Cammina nel buio, ai margini, l’uomo nero
Quello scuro, che fa paura a tanti
Rallento, Abbaglio, Tremo, Per davvero.
Dietro di me il razzista non aspetta altro
Che tu stanco e curvo non sei scaltro
Sterzando violento preme forte il pedale
Vaffanculo sti negri, erbacce da estirpare.
Via Corelli tranquilla
Via Corelli tempesta.
“Bruciamo queste merde e facciamo festa!”.
Chi disprezza non ama, piuttosto compra
Libertà e Dignità
A te che sopravvivi
senza nome e identità.
Schiavi dell’anno zero
Schiavi da gennaio a dicembre
Schiavi dell’emisfero
Schiavi sempre.
Il perbenista storce il naso con espressione schifata
Eravate tutti insieme, aspettavate in fila indiana
È colpa vostra
Con tutti questi colori, proprio i negri alla fermata?
In un sacchetto i vostri sogni
Chi vorrebbe un treno, chi desidera un letto
Per voi la casa si traduce guerra, vuol dire fame
Scappate dalle lame ma trovate inconsapevoli l’abietto.
Quaranta euro e vestiti firmati
Dicono.
Di firmato c’è soltanto il terreno
Calpestato dal negro che cammina scalzo
Aspettando l’arcobaleno.
È sera tardi e torna triste il viandante
Cammina nel buio, ai margini, l’uomo nero
Quello scuro, che fa paura a tanti
Rallento. Mi fermo. Attraversa il mondo, uomo vero.
Che pena