Sapete cosa sono gli slums? No? Allora venite con me, vi porto a fare un viaggio che, vi prometto, sarà breve…
Scegliete voi la destinazione, Mumbai, Giakarta, San Paolo o tante altre… Tanto le immagini che avremo davanti agli occhi saranno sempre le stesse. I bambini che incontreremo, che si chiamino Ibrahim, John o Andrès, saranno sempre gli stessi.
Venite, non abbiate paura. Il fatto che per tutta la vita abbiate girato la testa dall’altra parte non significa che questa povertà cosi estrema non sia mai esistita. Addentriamoci in queste che probabilmente vi saranno più note con il nome di baraccopoli.
Venite. Venite a conoscere Ibrahim. Ha 10 anni e vestiti che, di anni, ne hanno molti di più. Vestiti presi da terra, da quel soffice tappeto di spazzatura che ricopre il terreno tutto intorno a lui e alla sua baracca. È somalo, e con la sua famiglia vive qui, dopo che una multinazionale ha estromesso suo padre e altre centinaia di contadini dalle loro terre per produrre biocarburanti. Vivono in questo slum da 6 anni. Sua madre e sua sorella sono morte di fame poco dopo essere arrivati. Ora guardate Ibrahim negli occhi e ditegli che vive in un mondo che lo condanna a morte per permetterci di fare qualche chilometro in più a prezzo stracciato.
Venite. Venite a conoscere John. Ha 8 anni. Ha la febbre alta. I suoi genitori non posso pagargli le cure. Da quando suo padre ha perso il lavoro non ha più la copertura sanitaria. E vivono in un Paese in cui si stima che le lobbies assicurative abbiano speso centinaia di milioni di dollari per impedire una riforma che potesse consentire a milioni di persone povere di ricevere una pur minima assistenza. Ora guardate negli occhi John e ditegli che vive in un mondo in cui ci sono persone che pagano per farlo morire.
Venite. Venite a conoscere Andrès. Abita con i suoi genitori e le sue due sorelle in una stanza costruita con i materiali disponibili, per lo più materiali di scarto, come lamiere e sacchi della spazzatura. Abitazioni che d’estate diventano dei forni in cui si fa fatica a respirare. Abitazioni che d’inverno sono gelide come l’indifferenza del mondo che le circonda. La famiglia di Andrès condivide il bagno con un’altra decina di famiglie. Tutte senza elettricità. Molte senza acqua corrente. Sono gli scarti dei grandi centri urbani. Sono il risultato delle tassazioni di favore per i redditi alti, che hanno fatto si che gli immobili delle città acquisissero più valore e di conseguenza gli affitti fossero più alti. Ora guardate Andrès negli occhi e ditegli che vive in un mondo che permette a un bambino di vivere in condizioni disumane per degli stupidi giochi di potere.
Si, usciamo di qui. Potremmo starci degli anni, dentro questo slum. Salutate Ibrahim, John e Andrès. Potreste non rivederli più. Anche se tornaste domani. La mortalità infantile è elevatissima qui dentro. Le carestie, le malattie, le epidemie sono all’ordine del giorno.
Portatevelo dentro, questo inferno terreno. E pensate che voi non siete Dante e io non sono Virgilio, perché questo viaggio non è una commedia, tantomeno divina. Perché negli slums, prodotti di questa società delle disuguaglianze, ci vive più di 1 miliardo di persone. 1 miliardo. Numero destinato a raddoppiare entro il 2030.
Pensateci, quando le aziende delocalizzano alla ricerca di Paesi che hanno uno Stato Sociale inesistente. Pensateci, quando i governi in accordo con queste ultime tentano di distruggerlo, questo Stato Sociale, lì dove era stato costruito con anni di lotte. Pensateci, quando i governi salvano istituti finanziari e grandi banche con trilioni di dollari o di euro, quando riducono le tasse ai ricchi, per poi tagliare fondi alla sanità, all’istruzione e ai servizi in generale per far quadrare i bilanci, dando la colpa ai ‘privilegi’ di chi si spacca la schiena per 8 o più ore al giorno o a povere anime che attraversano il Mediterraneo. Riflettete, su chi sono i veri colpevoli.
Pensateci, e pensate che vivete in un mondo che “produce valore per più di 65.000 miliardi di dollari l’anno e non ne trova un centinaio – pari a un seicentocinquantesimo del totale – per sconfiggere la povertà estrema e la fame” scrive Luciano Gallino. Già, perché secondo un rapporto dell’ONU del 2003, per sradicare la povertà estrema e la fame ci sarebbero voluti circa 76 miliardi l’anno. Pensateci, magari mentre siete in fila dalla mattina per compare il nuovo smartphone.
E pensateci soprattutto quando date la colpa a chi invece è vittima di questa società malata, urlando ‘prima gli italiani’. Perché in questo caso vi state chiudendo in un altro slum. Quello della povertà dell’animo umano. E da lì non potrà farvi uscire nessuno.
E questi parlano parlano. .blablascambiano il voto con un misero pacco con cinque euro di alimenti ,quando in 50anni si son fatti i cavoli loro..Non certo per noi cittadini..operai sfruttati ..disoccupati gettati all’ammasso in mezzo di strada!!
Basta leggere “La città della gioia”
Chi se ne frega, basta che stiamo bene noi. O no?
X loro e così
Che vergogna è che ingiustizia tutto x il loro guadagno e benessere ch3 schifo di mondo viviamo?☻
E’ il capitalismo, ragazzi!
Si!
……tutto questo è inaccettabile!!!!!
È colpa dei loro governanti capitalisti. Ma dimenticate che non possiamo risolvere i problemi di tutto il mondo da soli….