Sangue. È il colore della terra nella striscia di Gaza, dove nascono fiori solo di colore rosso. Uno per ogni persona che muore.
Questo articolo non pretende di spiegare qual è la situazione nella striscia di Gaza, né quali sono i rapporti tra Palestina e Israele. Si possono trovare tanti libri e articoli scritti da che ha molta più competenza di me, pur avendo letto molto sull’argomento.
Questo articolo ha però lo scopo di raccontare l’assurdità di tante, troppe morti. Martiri di giochi internazionali di potere. Martiri in nome di una terra promessa, ma promessa non si sa da chi.
Almeno 16 morti durante gli ultimi scontri. 16, come gli anni della vittima più giovane. Più di 1000 i feriti. 100, i cecchini posti alla frontiera dall’esercito israeliano. Ora immaginate voi stessi dietro a uno di quei fucili. Immaginate di chiudere un occhio e di avvicinare l’altro al mirino. Immaginate di puntare quel ragazzino di 16 anni.
L’esercito israeliano si difende dicendo di aver sparato solo contro coloro che cercavano di attraversare la zona di sicurezza. Ci sono video che mostrano spari verso gente palesemente disarmata presente li solo per manifestare pacificamente in memoria dei propri padri e dei propri nonni costretti ad abbandonare le proprie case dopo l’occupazione israeliana. Il tentativo cosi ridicolo di giustificare 16 morti e più di 1000 feriti dovrebbe far scattare il campanello dell’indignazione nell’animo di chiunque. Perché lo sbarco di 1000 uomini a Marsala è stato documentato anche senza internet, ma dell’assalto di 1000 uomini alla zona di sicurezza, con tutti gli strumenti che ci sono oggi, nemmeno un’immagine.
Ed è proprio questo che dovrebbe far riflettere: il fatto che tutte queste morti, tutto questo sangue sia diventato “normale”. La notizia di questi scontri, come di quelli in Siria, viene letta senza suscitare nemmeno una scintilla di ribellione nell’animo.
Questo articolo, come già detto, non pretende di spiegare nulla. Per il semplice motivo che coloro a cui è rimasto anche solo un briciolo di umanità sanno già da che parte stare.
Con la speranza che a Gaza, in Siria e in tutti gli altri luoghi dove si muore nell’indifferenza del mondo, nascano solo fiori bianchi. Uno per ogni persona che nasce.