Oggi non voglio rivolgermi a Matteo Salvini, né a Luigi Di Maio. Di attenzione ne hanno avuta fin troppa; per merito o demerito non sta a me dirlo, né tantomeno è importante qui e ora. La verità è che davvero non so a chi rivolgermi: se a tutti gli italiani, se solo a quelli che hanno saputo conservare e custodire un’idea di sinistra pura e incontaminata dentro di loro, se solo ai disillusi, se ai neofascisti o agli xenofobi e omofobi. Io non lo so. Vi chiedo perciò di scusarmi, e di prendere queste mie parole come lo sfogo di un ragazzo. Che ostinatamente non smette di credere.
Io ho paura. Ho paura della barbarie. Io ho paura dell’odio. Ho paura di chiunque sia in grado di dire atrocità. Ho paura di chi non è in grado di provare empatia. Non vi rendete conto che tutto ciò sta diventando “normale”, cosi normale che finirete per non riconoscere più ciò che è bene e ciò che è male, cosi dannatamente accecati dal vostro desiderio di sicurezza da sparare al primo nemico comune che vi sventolano davanti.
Prima 6 bambini morti annegati in mare. 6 bambini. Neanche di fronte ad una tragedia simile sapete frenare il vostro odio, cosi assuefatti, ora che credete di avere trovato la soluzione ai vostri problemi. “Ma guarda un po’. Quando ci sono affondamenti solo donne e bambini. Invece quando approdano solo maschi muscolosi in piena età riproduttiva iPhone muniti. Che strano”, “Fanno morire i bambini perché da più risalto la notizia”, “E’ annegato un italiano anche sul lago di Como, ma è passato inosservato, solo i clandestini fanno cronaca”. Sono solo alcuni dei commenti ad un articolo. Avevo l’imbarazzo della scelta. Io ho paura di quello che state diventando.
Poi il mancato sbarco della nave Aquarius per la volontà di propaganda di un ministro dell’Interno che ha giurato sul Vangelo violandone tutti gli insegnamenti (oltreché il diritto internazionale).
So già cosa direte quando leggerete questo articolo. Vi riempirete la bocca con parole del tipo ‘Buonista! Ospitali a casa tua! Comunista!”. Allora vi dico una cosa, non c’è nessuna dignità né onore, parola che a molti di voi piace cosi tanto, nel vivere chiudendo gli occhi, voltando la faccia e schierandosi con il potente di turno. Voi, cosi arroccati a difesa del potere senza neanche accorgervene, potere che sfrutta le vostre paure e la vostra rabbia contro i deboli e gli ultimi, come sempre è successo durante tutta la Storia dell’uomo. Voi, cosi forti con i deboli, cosi deboli con i forti, ci avete messo poco a non provare pietà verso dei bambini, ma non osate alzare nemmeno lo sguardo se accanto a voi passa, non dico un mafioso, ma un semplice delinquente di paese.
Io ho paura. Ovunque io mi giri, qualunque cosa legga, trovo centinaia di commenti pieni di odio e cattiveria. Sarò ingenuo, ma la mia paura è umana. Voi, di umano, non avete nulla.
Hannah Arendt, nel suo libro “La banalità del male”, scriveva, in merito al fatto che in Italia durante la II Guerra Mondiale tanti ebrei si sono salvati grazie all’aiuto della popolazione italiana, che ciò “fu il prodotto della generale, spontanea umanità di un popolo di antica civiltà”. Voi, con quel popolo, il popolo di quella Patria che dite di voler difendere, non avete nulla in comune.
So che sono in tanti a pensarla come me. So che la maggior parte della gente si rispecchia nel popolo descritto da Hanna Arendt. Ma è proprio per questo che non possiamo restare in silenzio.
Vi chiedo, ancora una volta, di scusare lo sfogo di un ragazzo. Che ostinatamente non smette di resistere.