Per Vittorio Sgarbi Matteo Salvini ha messo a segno il colpo mediatico con cui vincerà le elezioni in Emilia-Romagna. Si spera che un popolo come quello emiliano-romagnolo, con la lunga tradizione di buonsenso e progresso, non sia così fesso da cascarci. Ma da quando la Sinistra dal rosso è passata al rosè (se non al bianco), il voto identitario che era così comodo per interpretare le situazioni politiche non funziona più.
Mentre il candidato leghista è talmente imbarazzante che viene oscurato dai media e la campagna è farcita di commenti social tra proposte per cose già esistenti (ad esempio, l’assessorato al turismo), gaffe e foto di animali, la bravata del citofono certifica il punto di non ritorno della bassezza politica e morale del nostro sistema politico e mediatico, quest’ultimo con le colpe più gravi nell’assecondare ammiccante ogni violazione della decenza (e anche della legge) dell’Uomo della Provvidenza di turno.
In nome del consenso elettorale, due famiglie sono ora distrutte: una, quella del ragazzo di 17 anni, Yassin, che non è uno spacciatore, è uno studente che gioca a calcio (anche bene, se è stato convocato nelle nazionali giovanili), mentre il padre lavora per Bartolini, la cui unica colpa è che forse è stato ripreso dalla signora mentre scoppiava dei mortaretti a Capodanno sotto ai portici.
L’altra famiglia colpita è quella della signora che ha informato il leader della Lega dello spaccio nel suo quartiere, il Pilastro (ma da ex-ministro non doveva già esserne al corrente?), che ha perso il figlio tossicodipendente che si è suicidato con una dose dopo il punto di non ritorno di una malattia ben più grave, la SLA. La signora, che pare abbia anche postato una pistola che ha chiamato Mafalda, si è ritrovata la macchina sfasciata e poi ha anche confessato che non era prevista quella sceneggiata, ideata all’ultimo da uno dello staff del leader della Lega. Aver rovinato la vita di un’altra famiglia ha migliorato la sua? No. Le ha ridato suo figlio? No.
Due famiglie distrutte dall’odio, usate per biechi fini di campagna elettorale. E alla fine chi paga? Se vincerà la Lega domenica le elezioni in Emilia-Romagna, pagheranno tutti gli emiliano-romagnoli che si ritroveranno per 5 anni la loro Regione ai vertici delle classifiche nazionali malgovernata da una dilettante allo sbaraglio, che si farà imporre uomini ed equilibri politici da Roma (basti vedere cosa è successo con la Tesei nelle Marche).
E’ tollerabile tutto questo? No. E la Sinistra ha responsabilità enormi nell’imbarbarimento del discorso politico pubblico, a partire da uno stile di comunicazione che a causa della nefasta gestione Renzi ha spostato sempre più verso il basso l’asticella della decenza a favore di populismo, demagogia, irrisione dell’avversario (soprattutto interno).
Iniziò tutto con quei fischi a Enrico Berlinguer al congresso socialista di Verona del 1984, rivendicati poi da Bettino Craxi. E’ continuata con il ventennio berlusconiano che portò a livelli inimmaginabili quel modello di nani e ballerine, fino al deserto politico e culturale odierno, che nessuno si preoccupa di riempire di contenuti politici e culturali. Le Sardine riempiono le piazze, ed è bene contrapporre le piazze piene alla propaganda della Bestia. Ma poi, quelle piazze, chi li riempie di ideali?
Enrico Berlinguer scriveva oltre 35 anni fa che “la sinistra non vive e non vince senza valori ideali“. A prescindere dal risultato di domenica, forse è ora di tornare a coltivarli in maniera più decisa.