Forse qualcuno comincia a capire che mettere un bancario senza alcuna esperienza politica di rilievo, pur con un curriculum vitae pregevole, non è stata una mossa tanto azzeccata per gestire questa fase storica.
Del resto, governare con una maggioranza così eterogenea, i cui partiti tentano di piantare le proprie bandierine nell’attesa di far pappare alle lobby di riferimento i soldi del Recovery Plan, sarebbe stata impresa ardua persino per un politico navigato e senza scrupoli. Figurarsi per Mario Draghi, goffo, impacciato, con un capo della comunicazione senza alcuna esperienza di social (osannato dai giornali ma già costretto alla marcia indietro dopo gli ultimi sondaggi che danno il presidente del Consiglio in caduta libera): probabilmente quando ha accettato l’incarico dal Presidente Mattarella non gli era ben chiara la differenza tra l’EuroTower della BCE e Palazzo Chigi.
Draghi, l’irresponsabile politico
Il disastro sul piano vaccinale è sotto gli occhi di tutti. Nel suo sguaiato tentativo di dare la colpa ai giovani “che saltano la fila”, il premier ha gettato la maschera e rivelato il solito paternalismo di una generazione che non vuole assumersi nemmeno la responsabilità politica dei dpcm su cui mette la firma. Sulla finta transizione ecologica nemmeno a parlarne: c’è chi è stato molto esauriente al riguardo. Non parliamo poi della bastonata mediatica ricevuta dalla Corte dei Conti e dalla “sua” Bankitalia sul maxi-condono, dato che questo “beneficio erogato a un vastissimo numero di soggetti, molti dei quali presumibilmente non colpiti sul piano economico dalla crisi, genera disorientamento e amarezza per coloro che tempestivamente adempiono e può rappresentare una spinta ulteriore a sottrarsi al pagamento spontaneo per molti altri”.
L’ipocrisia UE sulla Turchia
L’inadeguatezza di Mario Draghi però si vede tutta su come ha gestito il pietoso sofagate, polemica politica basata sul nulla. Perché se parliamo di galateo, hanno sicuramente ragione gli scandalizzati per la sedia negata a Ursula von der Leyen; se guardiamo invece allo stesso protocollo del cerimoniale dell’Unione Europea, il più alto in carica è il Presidente del Consiglio Europeo, non il Presidente della Commissione, in questo momento donna. Quindi Michel era pienamente legittimato a sedersi alla pari del Presidente turco, dato che la Presidente della Commissione “vale meno”, in termini di gerarchia, e quindi il suo posto era proprio quello che ha occupato. Lo hanno deciso gli stessi partiti europei che oggi gridano allo scandalo.
Accorgersi che in Turchia sono cinque anni che assistiamo a una sistematica violazione dei diritti umani da parte del Presidente Recep Tayyip Erdoğan per una sedia mancata fa sorridere. E soprattutto mostra l’assoluta ipocrisia dei due partitoni europei, quello popolare e quello socialista, che dovrebbero avere il buon gusto di tacere, visto che pur di bloccare il flusso migratorio della Guerra in Siria verso la Grecia hanno sganciato 6 miliardi di euro di soldi dei contribuenti al “dittatore” turco per fare il lavoro sporco. E prima dello “scandalo della sedia” erano andati lì a trattare per ulteriori finanziamenti, “pur preoccupati” della situazione dei diritti umani.
Insomma, come sempre ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.